Yape: il postino robot
Vincenzo Russi manager della e-Novia è l’ ideatore di Yape, postino robot capace di trasportare piccoli pacchi, che dal 4 dicembre prende servizio a Cremona in un progetto pilota voluto dal Comune.
Sviluppato assieme al Politecnico di Milano, al quale la “fabbrica di Imprese” e-Novia è legata a doppio filo, Yape ha appena ricevuto un finanziamento di sei milioni di euro da parte della gruppo Eldor, industria italiana del settore automobilistico.Yape viaggia su due ruote dotate di motori elettrici autonomi che minimizzano il consumo di energia. Può effettuare rotazioni sul posto e superare ostacoli come le rampe dei marciapiedi o le rotaie del tram. E’ adatto a muoversi negli spazi stretti e irregolari delle città italiane ed europee, sia su marciapiede (a una velocità massima di 6 chilometri orari) sia su pista ciclabile (fino a 20 chilometri orari) con un’autonomia di circa 80 chilometri. “Facile fare i test di guida autonoma nelle strade lineari della Silicon Valley. Roma, Bologna, Milano, Napoli per complessità sono ben altra cosa”, sottolinea Russi.
E sono altra cosa anche rispetto a Cremona. Ma in attesa che le istituzioni italiane e europee inizino a legiferare in merito, per provare soluzioni come Yape ci si affida all’apertura mentale dei singoli comuni. Quello di Cremona, in questo caso. E domani anche a Milano, in un test sulle connessioni 5G, che dall’impiego di un sistema come Yape potrebbe trarre gran beneficio. Ogni giorno nella città lombarda vengono consegnati circa 150mila pacchi, con un impatto negativo sul traffico e sulla qualità ambientale: 11mila camion vuoti al 60% si aggiungono al traffico producendo il 27% dell’inquinamento dell’aria.60 centimetri di lunghezza, 70 di larghezza, 80 di altezza, per un peso di 15 chilogrammi, Yape evita gli ostacoli e interagisce con l’ambiente. Con la scansione del volto riconosce mittente e destinatario, mentre il sistema di sensori gli permette di tracciare, durante le consegne, una mappa dettaglia del manto stradale, dello statoi dei marciapiedi dove passa, della dislocazione estatta di buche e binari dei tram. Tutto grazie a quattro sensori LiDARS 3D, gli stessi usati nelle auto a guida autonoma, in grado di “vedere” fino a una distanza di 35 metri. Ha poi quattro videocamere, ognuna della quali con un cono visuale di 120 gradi e con capacità di analisi dell’immagine, otto sensori di prossimità. Inoltre interagisce con i sensori installati in città, ad esempio con i semafori per monitorare il traffico.