ViteresZero: un modello vincente di ecosostenibilità e contrasto al cambiamento climatico
Innovazione e sperimentazione, questa la ricetta per combattere il cambiamento climatico e salvaguardare i vigneti italiani da parassiti e fenomeni atmosferici avversi: è il progetto ViteresZero, gestione dei vigneti a residuo zero e uso innovativo delle risorse idriche
Alla presentazione dei risultati di “ViteresZero: gestione dei vigneti a residuo zero e uso innovativo delle risorse idriche”, il progetto nato dal partenariato tra Il Cortiglio, azienda vitivinicola e olivicola irpina, l’Università degli Studi del Molise e il GAL Irpinia, è emerso proprio questo binomio d’azione vincente. Ne è convinto Giovanni Maria Chieffo, presidente di GAL Irpinia, che ha elogiato, nel corso dei lavori tenutisi presso Il Cortiglio, proprio l’azienda irpina, capofila in questo progetto d’avanguardia.
“La lotta fitosanitaria nelle vigne non è più orientata a distruggere i patogeni, quanto a incrementare la presenza degli antagonisti: un nuovo approccio conservativo e per niente distruttivo, nella piena ottica della sostenibilità ambientale”, ha spiegato l’Ing. Francesco M. Acampora, presidente Coldiretti Avellino e titolare del Cortiglio. “Il progetto ha messo a disposizione tecnologie innovative per trattare la risorsa idrica, l’elemento chiave nella gestione agronomica di un’azienda”, ha proseguito poi nel corso del convegno moderato da Annibale Discepolo, giornalista del Mattino. “A causa del cambiamento climatico le piogge sono sempre di meno e passiamo da periodi di forte siccità, anche invernale, a fenomeni intensi di carattere temporalesco che mettono in difficoltà e sotto stress le colture. Il 2023 è già stato in tal senso un annus horribilis, seppur al suo giro di boa, e non solo per la devastazione che le alluvioni hanno portato in Emilia Romagna. Qui in Irpinia non abbiamo avuto bombe d’acqua di quella portata, ma i danni nella scorsa primavera non sono mancati”, ha ricordato Acampora. La soluzione per difendere i nostri vigneti potrebbe risiedere nei protocolli messi a punto dal progetto ViteresZero, già brevettati e in commercio, seppur in una fase ancora sperimentale: “Con i polimeri superassorbenti interrati tra i filari abbiamo mitigato l’effetto di queste piogge – sostiene Acampora -, giacché questi granuli si gonfiano, si riempiono d’acqua e la restituiscono poi nei periodi di siccità. L’effetto drenante ci ha consentito di accedere al campo con mezzi agricoli in modo più tempestivo, contrastando efficacemente le malattie della vite; la riserva idrica rappresentata dai polimeri ci aiuta in questi giorni di caldo torrido, evitando lo stress idrico. In questo modo otteniamo uve di maggiore qualità e nella giusta quantità. Oltre ad aver impattato pochissimo sull’ambiente, grazie a uno strumento più economico rispetto ai protocolli che fanno uso di prodotti chimici di sintesi”. Un’operazione dagli esiti decisamente positivi e che fa ben sperare sul futuro delle viti in Italia, minacciate come sono dal cambiamento climatico, dalla siccità e soprattutto dalla Peronospora, principale patogeno dei filari dal Veneto alla Sicilia, nonché dalla Tignoletta della vite.
“L’uso congiunto di feromoni sessuali per quel che riguarda gli insetti, e l’impiego di organismi antagonisti per i funghi patogeni, hanno consentito di mettere a punto protocolli collaudati in 2 anni, che scongiurano trattamenti chimici invasivi”, sottolinea Antonio De Cristofaro, ordinario di Controllo Biologico e Integrato e di Entomologia Agraria e Forestale dell’Università degli Studi del Molise, e responsabile tecnico-scientifico del progetto ViteresZero.
Un vino praticamente a residuo zero di prodotti chimici di sintesi, salutato con favore anche da Gennarino Masiello, vice presidente Coldiretti nazionale e presidente Coldiretti Campania: “Questa gestione agronomica, sperimentata in primis da un’azienda a vocazione biologica come Il Cortiglio, ripaga ampiamente gli sforzi con un vino che arriva nel calice senza pesticidi, con un’attenzione all’ambiente senza pari nel settore. Un modello di successo da esportare e da adottare subito, frutto di una ricerca che va messa a disposizione di tutte le aziende del nostro territorio”.