VinEstate, la festa dell’Aglianico del Taburno
Un imperdibile appuntamento per gli appassionati di enogastronomia si svolge a fine agosto a Torrecuso, uno dei cinque Comuni del territorio “Sannio Falanghina”: è VinEstate, la festa dedicata all’Aglianico del Taburno.
Portato in quella Campania felix dagli antichi Greci, l’Aglianico è il principale vitigno del Taburno, in quella terra del Sannio, caratterizzata da inverni freddi ed estati miti, non troppo calde rispetto alla media regionale, che garantisce al meglio la resa produttiva di un vino che affonda le sue radici fino al II secolo avanti Cristo.
Una leggenda narra che il “rosso vino di miele” offerto da Ulisse a Polifemo in cambio della sua ospitalità, fosse proprio l’Ellenico da cui deriverebbe l’Aglianico, così chiamato dopo la dominazione aragonese nel corso del XV secolo.
La presenza di vigne secolari di Aglianico alle pendici del monte su cui il paese si arrampica, e la sua ampia diffusione nell’intero areale sannita con il nome di Aglianico di Torrecuso, permettono di ritenere questa la zona originaria del vitigno. Tant’è che Torrecuso, con i suoi oltre 1200 ettari di vigna, è il primo Comune della provincia di Benevento per superficie di vigna ospitata entro i propri confini.
Ogni sera, tra i vicoli e le piazze del centro storico torrecusano, è possibile compiere un viaggio alla scoperta di un’esperienza sensoriale di qualità: presso gli stand gastronomici, o i caratteristici food truck, si possono gustare prodotti tipici e piatti della tradizione contadina, tra cui lo stracotto di vitello all’aglianico. Contemporaneamente è possibile visitare l’esposizione di macchine agricole e attrezzature per la viticoltura, organizzata dalle principali aziende vitivinicole del territorio.
L‘Aglianico del Taburno , dal 2011 DOCG, prima Denominazione di Origine Controllata e Garantita per la terra sannita, è caratterizzato da un bel colore rosso rubino, più o meno intenso, dall’odore gradevole e persistente, e dal sapore asciutto, tendente al vellutato con l’invecchiamento.
Esistono tre tipologie di Aglianico: rosato, rosso e rosso riserva. Per quanto riguarda i tempi minimi di invecchiamento, la tipologia “rosato” può essere commercializzata a partire dal 1 marzo successivo alla vendemmia; la tipologia “rosso” può essere presentata sul mercato dopo almeno due anni dalla vendemmia; tre invece, sono gli anni previsti per la tipologia “riserva”, di cui almeno 1 in botti di legno, e sei mesi di affinamento in bottiglia.
Non si può infine non parlare della capacità che questo vitigno ha di evolvere in bottiglia.
Se il gusto di un Aglianico giovane è spesso austero e quasi scostante, anche in virtù di quella sapidità che corre lungo tutto il sorso, dopo anni in bottiglia lo stesso vino è in grado di svelare un’eleganza contraddistinta da note terrose che vanno a donare complessità a un frutto che risulta essere sempre guizzante e succoso.
E a proposito di vino, chiudiamo con una curiosità: il termine “sommelier” deriva dal francese somme (bestia da soma) e lier (legare), letteralmente conducente di bestie da soma. Era, infatti, abitudine dei soldati napoleonici legare le botti sulle bestie da soma per trasportare il vino: colui che si occupava di trasportarlo e di controllare il carico durante tutto il percorso era dunque il “sommelier”. Nel corso dei secoli, la sua figura si è man mano trasformata, fino a diventare l’esperto che oggi tutti conosciamo.