Venti racconti allegri e uno triste: favole moderne di Mauro Corona
C’è un racconto triste in mezzo a venti allegri. Ci sono tre uomini ubriachi che cercano di ammazzare un maiale, c’è Olimpio torturato da una madre troppo austera, ci sono ubriaconi, pastori e persino un prete. Nel libro di Mauro Corona, però, ciò che non manca è senza dubbio l’autenticità. Un tipo di autenticità con radici molto profonde, quelle della saggezza popolare, delle leggende arcaiche tramandate a voce. Sono molto simili alle favole le storie di Mauro Corona, perché raccontano episodi dai quali ognuno può trarre una morale e contemporaneamente riconoscersi. Corona Attinge alle “cose piccole” che sono realtà di paese, filastrocche, modi di dire, tutto ciò che nasce in un humus popolare che non ha niente di sofisticato o preconfezionato. Nei Racconti di Corona, insomma, non c’è nient’altro che la schietta verità di personaggi che sembrano minuziosamente dipinti: Icio, Gigi, Olimpio, Sepp, quasi trasportati in carne e ossa direttamente sulla pagina. Ma in questi racconti allegri in realtà vi sono storie tragicomiche che nascono dalle disavventure di uomini repressi, ubriaconi e falliti. Perché:
“I cuori del terzo millennio non sono induriti per crisi di portafoglio, ma per mancanza d’amore e generosità. Niente donazioni da chicchessia. Ognuno si tiene il suo e chi ha di più piange meno.”
Saranno proprio le controversie e gli imprevisti della vita a rendere comiche le vicende di questi personaggi . Come Icio, che vive di espedienti, non ha un soldo in tasca e non trova lavoro, oppure Gelmo Canton, bracconiere ed esperto uccellatore e Olimpio, sfortunato in amore per colpa di una madre possessiva. L’impressione è quella di conoscerli uno ad uno, quasi che, alla fine del libro, dispiace abbandonare questi compagni di disavventure. Non stupisce che questa lettura sortisca un effetto di intimità tra lettore, personaggi e autore se si pensa alla forte componente autobiografica. E’ presente, infatti, il ricordo della tragedia del Vajont del ’63, nonché la descrizione dei paesini, delle locande e delle tradizioni di Erto e dintorni. Come sempre Corona offre uno spaccato affascinante e coinvolgente sulla sua terra e sul suo vero amore: la Montagna. Personificata, descritta come maestra di vita, la montagna è sempre presente nei libri di Corona
“In montagna le lezioni si danno tacendo […] giacché se uno ama una cosa non smette di farla al primo inciampo. Se la ama davvero, nemmeno all’ultimo, a meno che l’ultimo non sia la morte.”
Le novelle moderne di Corona sono raccontate con un linguaggio schietto, fluido e allo stesso tempo elegante. Trasportano il lettore in atmosfere a tratti magiche nelle quali la risata scaturisce da situazioni improbabili e velatamente tristi e dall’ unica storia destinata ad essere realmente triste, l’ ultima, nasce un sorriso. La lezione di Mauro Corona, che si apprende con leggerezza, sfogliando le pagine del suo libro è che a volte bisogna affrontare le evenienze cercando di recuperare il sorriso perchè “la vera allegria è prendere l’esistenza al contrario. Ridere a crepapelle là dove si dovrebbe piangere. Ma questa la chiamano follia.”
ATMOSFERE MONTANE E LEGGENDE: 5 LIBRI DA LEGGERE
- Racconti di Montagna- ET scrittori, a cura di Davide Longo (Einaudi, 2008)
- 101 Storie di montagna che non ti hanno mai raccontato- Stefano Ardito (e-book, Newton Compton)
- Le otto montagne- Paolo Cognetti ( Mondadori, 2017)
- Il peso della farfalla- Erri De Luca (Feltrinelli, 2009)
- La montagna incantata- Thomas Mann (Corbaccio, tradotto da Ervino Pocar, 1965)