Venere Tascabile: l’amicizia tra Laura e Pierpaolo rivive al Tram di Port’Alba
La scena si apre con una donna sprofondata in una poltrona che legge un giornale dove campeggia un titolo: “Pasolini è stato ucciso dall’auto guidata dal suo ‘accompagnatore'”.
La donna è arrabbiata: si scaglia contro tutti i finti intellettuali, contro l’informazione vile e manipolata e contro i “froci” che vivono nascosti all’ombra di comodi lavori e matrimoni di compromesso, non avendo il coraggio di rivelarsi e di sfidare i diktat della morale borghese.
Lei è Laura Betti, amica e musa di Pasolini, vicina al suo genio tanto nella vita – tormentata dai morsi della solitudine e dalla fustigazione di ben 33 processi – quanto nella morte, dopo la quale in lei si scatenò un’incessante sete di verità e di giustizia.
A interpretarla è Carmen Pommella, che torna a calcare le tavole di un palcoscenico teatrale dopo 5 anni di assenza e lo fa con un personaggio scomodo e per alcuni ancora inviso.
“Non posso dire che ci assomigliamo – racconta – ma abbiamo entrambe vissuto l’esperienza della trasformazione corporea. Per me questo lavoro, quindi, è anche un modo per esorcizzare le insicurezze del quotidiano. In fondo, perché non si dovrebbe poter andare in scena se si pesa 90 kg? “.
Il teatro, in particolare il Tram di Port’Alba – dove lo spettacolo sarà in scena fino a domenica 13 marzo alle 18 (stasera, sabato 12 marzo, alle 19) – conferma di essere coraggioso luogo di denuncia, dove lo spettatore viene invitato costantemente a riflettere e può valersi di uno spazio accogliente per avere il tempo di digerire e assorbire i pensieri.
Denuncia di cosa? Dell’ipocrisia che ieri come oggi avvelena le coscienze, spingendo le madri a consigliare ai figli di voltarsi dall’altra parte per non vedere il dolore altrui; di pensare solo a se stessi e di assicurarsi quello che è necessario per vivere.
Queste persone, spesso, sono simili a Carlo, il protagonista del romanzo Petrolio: hanno una vita pubblica patinata e una vita privata, nascosta anche allo sguardo di chi è loro accanto, che sovente può sconfinare nel sordido.
Laura vive sin dal principio una vita tragica: figlia di una famiglia borghese, di cui ripudia le idee, fugge a Roma e diviene regina dei salotti mondani, dove “graffia” con le sue battute mordaci.
Ma sotto la superficie pulsa un’esistenza disperata: costellata di relazioni fugaci, di esperienze gridate per non scomparire nella massa, di un lavoro inseguito testardamente, ma sostanzialmente negato.
E’ una vita – come ammette lei stessa – ridotta a mera abitudine, alla somma dei giorni, dove lei si ostina a ridere sguaiatamnte e diabolicamente, per non arrendersi alla morte dei sogni.
E’ una Venere tascabile (di qui il titolo del lavoro teatrale per la regia di Antonio D’Avino), poco ingombrante e dal “senino” morbido, cui si può ricorrere all’occorrenza, per poi metterla da parte e non occuparsene più.
“Entrambi – spiega Carmen – erano figli di famiglie borghesi. Avevano caratteri opposti ma in fondo uguali e complementari. Penso che il loro incontro abbia dato a entrambi sollievo”.
Laura sfida il perbenismo con finta spavalderia. Pierpaolo, di fronte alle provocazioni, si chiude ancora di più: si nasconde dietro le lenti degli occhiali e serra strette le sue labbra già di per sè sottili.
A cento anni dalla nascita la grandezza intellettuale e umana di Pasolini viene affrontata in maniera indiretta.
“Approcciarsi a lui in maniera diretta, data la sua complessità – spiega Carmen – può fare paura. Comunque Pasolini è il traguardo: per arrivare a comprenderlo bisogna attraversare vari strati da Joyce a Dostoevskij”.
La storia di Laura Betti e di Pierpaolo Pasolini è il racconto di un’amicizia amorosa così salda da sfidare la crudeltà sia in vita sia in morte.
Ma è anche la storia di un rimpianto: quello di non essere bastata a alleviare una solitudine così profonda e di non essere riuscita a salvarlo.
Nessuno poteva: nemmeno la forza di Anna Magnani e la grazia di Maria Callas, che pure lo amarono e ne protessero le tante fragilità.
Come ci ricorda Calvino purtroppo l’altrui felicità non dipende da noi, ma la scelta di esserci sempre e comunque sì, fianco a fianco anche di fronte al pregiudizio più bieco, che infanga persino la memoria.
E questo Laura Betti l’ha fatto fino alla consunzione fisica e emotiva.
Questo spettacolo, grazie al coraggio del regista, alla maestosa interpretazione di Carmen e al bellissimo intreccio di musica e parole, così potente, le rende onore e eterna un legame che neanche la morte è riuscita a spezzare.
Fino al 13 marzo 2022
VENERE TASCABILE
testo e regia Antonio D’Avino
con Carmen Pommella
aiuto regia Michele Farina
al pianoforte Salvatore Benitozzi
scene e costumi Valeria Malpeso
assistente alla regia Umberto Serra
produzione Musidantea 2.0