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Teatro alla deriva: si rinnova il successo di una zattera galleggiante che diventa un sipario alle Stufe di Nerone

La rassegna teatrale TEATRO alla DERIVA, ossia il teatro sulla zattera, riapre le sue quinte, domani, domenica 2 luglio. L’iniziativa culturale, ideata da Ernesto Colutta, è giunta alla sua dodicesima edizione – di cui ben undici con la direzione artistica di Giovanni Meola, che ne è anche co-ideatore.


“Nel corso del tempo – sottolinea il direttore artistico – abbiamo assistito a un crescente interesse per questa rassegna. Il pubblico si è affezionato e ha dato una grande fiducia anche alle mie scelte relative agli spettacoli. C’è stato un fenomeno di progressiva fidelizzazione. Persino durante la fase pandemica, in cui noi siamo stati costretti a spostare la rassegna da luglio a settembre-ottobre, mettendo in scena tre spettacoli anziché i 4 standard, il pubblico ha atteso che si ricominciasse”.
Si tratta di un palco particolare, quello delle Terme – Stufe di Nerone – come evidenziano gli organizzatori –  che rende questa rassegna unica nel suo genere, cui la famiglia Colutta ha tenacemente voluto dare continuità. Sussiste una tendenziale regola non scritta: un numero ridotto di attori in scena e un allestimento scenografico minimale ed essenziale.
“E’ indubbio – continua Meola – che alcuni spettacoli, tra quelli che ho visto presso spazi teatrali tradizionali e che poi ho voluto portare in questa rassegna, si adattino meglio di altri a questa location. Però solo in un numero veramente ridotto di casi la forza e il pathos dello spettacolo è risultato ridotto da questo palco. Di solito, questa location naturale accentua il fascino della rappresentazione. Il resto è affidato all’adattamento e all’intelligenza pratica dei registi”.
Rifacendosi alle parole del direttore artistico,  ci sono state alcune remore da parte dei registi a portare alcuni spettacoli sul palco, essendo quest’ultimo una zattera basculante. Poi loro stessi, peró, si sono resi conto dell’estremo rispetto degli standard di sicurezza, dato che la zattera è solidamente ancorata sul fondo.
il fil rouge della rassegna di quest’anno è particolarmente evidente, senza bisogno di andare a ricercarlo. Si tratta dell’alternarsi dell’allegria con la tristezza, con la messa in scena dei sentimenti più forti dell’animo umano. Quindi, in queste rappresentazioni si alternano dei momenti esilaranti e dei momenti intensi e toccanti.
Come da formula consolidata, che vede uno spettacolo in scena ogni domenica di luglio, le rappresentazioni sono quattro e si tratta di: Terra (cantata in dialetto puteolano, 2 luglio), un intreccio di racconti, episodi e miti tipici di questa area geografica, che vengono cuciti sapientemente insieme e si susseguono con grande musicalità, grazie al ricorso al dialetto puteolano, che il regista, Pako Ioffredo, conosce profondamente.
Poi sarà la volta di ‘Amleto (o il gioco del tuo teatro, 9 luglio), che porta in scena, con una particolare chiave di lettura, la tragedia shakespeariana una delle più misteriose, dove permangono tanti punti oscuri e dubbi rimasti irrisolti. Il teatro si fa specchio della natura ma, parimenti attraverso la finzione, riesce a disvelare la verità. La terza sera, il palco sarà dominato dalla Bisbetica domata (16 luglio), frutto di una regia a quattro mani, con ben 7 attori in scena.
“Vi è  stata una necessaria operazione di adattamento alla location – racconta Meola -. Ma i registi hanno rispettato la struttura di base e la sequenza con cui gli attori si alternano, anche se l’opera è attualizzata, traslata negli anni del boom economico”.
La rassegna si chiuderà con Costellazioni (23 luglio), dell’inglese Nick Payne diretta da Roberto Solofria, un’opera dal sapore contemporaneo, in cui il regista porta in scena, con grande intelligenza, il tema dello sliding doors, cioè cosa sarebbe potuto accadere se si fosse fatta una scelta anziché un’altra. Se quel giorno si fosse detto un no anziché in sì e viceversa, con un effetto di grande impatto.
E allora… che si alzi il sipario! 

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