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Scuola: una battaglia ideologica che non farà vincere nessuno

La scuola, ed il diritto all’istruzione, sono sacrosanti. Trasformare l’istruzione in una battaglia ideologica è la guerra che non ci possiamo permettere.

Scuola: la battaglia ideologica che non ci possiamo permettere
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Ultimamente c’è chi tira la scuola per le maniche del grembiule. Chi la vorrebbe più da una parte, chi più dall’altra. Non è un classico scontro tra destra e sinistra, ma piuttosto una battaglia ideologica prolungata. Ebbene si, perché la scuola italiana ha tantissimi problemi, forse è addirittura la più problematica del mondo. La guerra, in questo caso, sta consumando la scuola con proposte su proposte (per lo più assurde od insignificanti) su come risolvere i problemi della scuola: dai più atavici a quelli più recenti.

Proposte arrivano da tutti i fronti e non solo per l’emergenza. C’è del bene in tutto questo, per carità. Il fatto è che la scuola, nel corso del tempo, è tornata prepotentemente nel dibattito pubblico dopo anni ed anni di assenza. Anzi, dopo anni ed anni di tagli al sistema dell’istruzione che ha portato ad un progressivo logoramento e deterioramento.

Inutile dire che molte proposte sulla scuola arrivano da una classe politica che ha contribuito a smantellare il sistema scolastico. Governi che, nel corso delle loro legislature, hanno consumato il corpo della scuola che è ormai all’osso. L’emergenza Covid-19 ha riportato alla realtà di una scuola che è necessaria. Fortunatamente lo si era capito un attimo prima che la pandemia colpisse l’Europa.

Battaglie ideologiche da cui nessuno esce vincitore

In un Paese così strano come l’Italia, in cui tutto sembra sospeso in un’iperuranio sonnolento, serve un Presidente della Repubblica forte. Fortunatamente lo abbiamo. Sergio Mattarella ha ricordato che la prima cosa è l’unità, quella vera ed istituzionale, cosa che non sta avvenendo. Questo è il Paese in cui tutti vogliono comandare, e se non ci riescono si sentono frodati dal potere vigente.

L’opposizione di unità non vuole proprio sentir parlare mentre le Regioni sparano contro il governo e contro i propri sindaci. La Campania porta la bandiera e la scuola ne paga le conseguenze. Aperti, chiusi, poi aperti di nuovo. Tutelare la salute nella scuola non esiste, devono stare aperte perché il ministro ci ha messo la faccia oppure chiuse perché il Presidente così si è speso.

Stamattina la ministra Azzolina si è spiegata così: “Sarò veramente soddisfatta – ha detto la ministra in un’intervista a RTL – quando tutti i ragazzi, soprattutto quelli delle superiori, potranno tornare in classe, ma dobbiamo osservare la curva dei contagi e attendere che questa si stabilizzi. Credo ci sarà un ritorno graduale, bisogna essere sempre prudenti, fondamentale è che le limitazioni attuali siano temporanee; sto lavorando per evitare ulteriori limitazioni a livello locale”. Le parole vengono riportate dall’Ansa e sono parole di buon senso che stridono con la linea iniziale “scuola ad ogni costo”, precisamente al costo dei banchi a rotelle.

Davvero i ragazzi italiani, bambini ed adolescenti, si meritano tutto questo astio? L’emergenza passerà, questo è certo, ma la scuola rimarrà. Alla scuola italiana servono soltanto tre cose: insegnanti (preparati e di ruolo), strutture (scuole, strumenti didattici digitali, aule informatiche) e programmi professionalizzanti (bisogna rivedere il sistema medie-superiori, che così messo non ha alcun senso da 70 anni). Questa è, e sarà, la vera sfida del futuro della scuola.

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Daniele Naddei

Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Campania da maggio 2014.

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