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Schiavitù, signori della guerra e multinazionali: altro che Franco delle Colonie francesi d’Africa

Il Cfa, ossia il Franco delle Colonie Francesi d’Africa, è tornato alla ribalta grazie ai politici italiani. Dalla Meloni fino a Di Battista e Di Maio, è guerra mediatica alla Francia. La fame in Africa ha però radici ben più profonde.

Il continente africano, grande molto più dell’Europa e certamente molto più variegato e multietnico, è certamente il più malfamato del mondo. Ha guadagnato una posizione nelle nostre categorie di pensiero per questa sua peculiarità. A dire il vero prima di quella che è stata dipinta come “un’invasione”, ma che semmai è più appropriato definire esodo, (ma i numeri sono oggettivamente contenuti) poco ce ne curavamo.
Negli ultimi giorni si sono svegliati anche i 5 stelle che hanno scoperto che in Africa vi erano le colonie. Hanno anche scoperto che non vi è un’unione monetaria e non solo, che la Francia stampa una moneta per alcune Paesi africani. Ovviamente, appena si scopre qualcosa, si grida allo scandalo. Peccato, Di Battista è stato negli Usa e, appena dopo essere tornato, va da Fazio a parlare delle sue sensazionali scoperte.
Gli basta poco: straccia una banconota, e la colpa per il web diventa automaticamente della Francia. L’unico dubbio che sorge in tutta questa vicenda è: perché non parla di economia internazionale, di geopolitica e di politica internazionale chi l’ha studiata? Scopriamo le carte.

Che cos’è il Franco delle Colonie francesi d’Africa: una moneta di controllo

Su una cosa il Movimento 5 Stelle ha ragione: il Franco delle Colonie francesi d’Africa (Cfa) è una moneta di controllo economico. La Francia paga lo 0.5% del proprio debito pubblico mentre quei Paesi crescono nel Pil molto più dei Paesi europei. Difatti come spiega Adnkronos l’emigrazione dai Paesi che usano il Cfa non è assolutamente rilevante:

“Nell’area Uemoa e Cemac si trovano le due banche centrali incaricate di gestire la politica del Franco Cfa: si tratta della Banca degli Stati dell’Africa dell’Ovest (Bceao) per l’Uemoa, la cui sede è a Dakar, in Senegal, e della Banca degli Stati d’Africa centrale per la Cemac (Beac), la cui sede è a Yaoundé, in Camerun. I paesi dell’area Cemac sono Camerun, Ciad, Gabon , Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo. I paesi della zona Uemoa sono Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo”.

Certo, è in Francia che viene stampata la banconota ed il 50% viene comunque tenuto a riserva come garanzia del cambio. Ad oggi, pensate, 655,957 Franc Cfa valgono 1 euro, ma se in Europa nessuno accetta questa moneta né tanto meno la cambia. In pratica è una valuta presente in Africa, come tante altre.

Per rendersene conto basta aprire l’enciclopedia libera Wikipedia e scoprire che in Africa esistono 67 valute, e questo senza scendere nei particolari. La lista completa:

Afro (valuta), Ariary malgascio, Besa (moneta), Birr etiope, Cedi ghanese, Croce del Katanga, Dalasi gambese, Dinaro algerino, Dinaro libico, Dinaro tunisino, Dirham marocchino, Dobra di São Tomé e Príncipe, Dollaro liberiano, Dollaro mauriziano, Dollaro namibiano, Dollaro rhodesiano, Dollaro sierraleonese, Dollaro zimbabwese, Eco (valuta), Ekwele della Guinea Equatoriale, Escudo capoverdiano, Euro, Franco algerino, Franco CFA, Franco congolese, Franco del Burundi, Franco della Riunione, Franco delle Comore, Franco gibutiano, Franco guineano, Franco malgascio, Franco ruandese, Franco tunisino, ISO 4217, Kwacha malawiano, Kwacha zambiano, Kwanza angolano, Leone sierraleonese, Lilangeni dello Swaziland, Lira biafrana, Lira dell’Africa Orientale Italiana, Lira somala, Lira tripolitana, Loti lesothiano, Metical mozambicano, Nacfa eritreo, Naira nigeriana, Ouguiya mauritana, Peseta della Guinea Equatoriale, Peso della Guinea-Bissau, Pula del Botswana, Rand sudafricano, Rupia delle Seychelles, Rupia mauriziana, Rupia somala, Scellino keniota, Scellino somalo, Scellino tanzaniano, Scellino ugandese, Sterlina di Sant’Elena, Sterlina egiziana, Sterlina libica, Sterlina sudafricana, Sterlina sudanese, Sterlina sudsudanese, Sterlina zambiana, Zaire (valuta).

Ovviamente a saltare di più a l’occhio sono parole come “Dollaro”, “sterlina”, “lira” ed addirittura l’Euro. Cosa ricorda tutto questo? La lista in effetti richiama moltissimo l’Europa post unitaria, con la differenza che se nella Repubblica del Congo sussistono anche due o tre valute diverse (ad esempio) in Italia noi avevamo soltanto la Lira. Sarebbe quindi adesso il Cfa il problema? Se Di Battista e Di Maio indagassero anche su altre valute scoprirebbero che certamente non tutte vengono stampate in Africa. L’Euro sicuramente no.

Schiavitù, signori della Guerra e multinazionali: dal vecchio al nuovo colonialismo

Il colonialismo non è mai finito. Come spiegava Broudel nel suo Sistema Mondo: i Paesi poveri esistono per un motivo, perché la loro povertà bilancia l’estrema ricchezza degli altri ed in parole povere li sostenta.
Così è per tutti, e non solo la Francia. D’altronde è bene ripercorrere le fasi del colonialismo, se lo vogliamo analizzare seriamente.

Si inizia con la schiavitù. Il primo vero grande fenomeno: quando gli stati nazione inviavano navi e predoni a catturare gli abitanti dell’Africa trascinandoli in catene verso i nuovi mondi. Erano le prime avvisaglie di una guerra che avrebbe consumato tutta l’Africa. Interi villaggi e comunità venivano distrutti dagli uomini bianchi, quando poi il colonialismo iniziò davvero la schiavitù venne esportata permanentemente nel continente africano.

Andando in epoche più moderne, quando il colonialismo finì dopo la seconda guerra mondiale, e si sciolsero gli Stati nazione come li conoscevamo, ecco arrivare le multinazionali. Potevano, infatti, mai gli Stati imperialisti rinunciare alle risorse gratuitamente importante dall’Africa? Ovviamente no, altrimenti i super ricchi di tutto il mondo ne avrebbero risentito. Così, per estrarre petrolio, diamanti, cotone, zucchero, pellame, oro, argento, rame, caffè e tanto altro ecco che arrivarono le grandi multinazionali.
Gli imprenditori però certo non volevano pagare la manodopera ed in quel tempo, durante la Guerra Fredda, sabotaggi di altre compagnie così come degli africani stessi indipendentisti erano all’ordine del giorno. Così gli europei ebbero un colpo di genio: mercenari.
Nascono i Signori della Guerra, che attraverso coercizione armata e col benestare dei popoli imperialisti, creano dei mini stati propri in cui la legislazione non conta ma l’unico padrone è il guadagno. Un profitto che arriva direttamente dalle casse di tutte le multinazionali che li pagavano per tenere lontani dai loro investimenti i grandi pericoli di rappresaglie.

Ognuno curava il proprio orticello e faceva mettere a ferro e fuoco l’Africa. Questo fenomeno, pur essendosi parzialmente ridotto, è ancora molto presente nell’Africa centrale. La Nigeria ed altre zone adiacenti sono ancora attraversate da bande di Signori della Guerra che, a proposito, alimentano anche il business delle armi che l’Europa vende loro (il primato sui produttori di mine anti-uomo è detenuto dall’Italia).

Il Franco delle Colonie francesi d’Africa è soltanto una scusa per non guardare la realtà. Il solito binocolo usato per leggere un foglio che giace sulla scrivania sotto il nostro naso. E’ il nemico di turno, di cui tutti hanno bisogno per non guardare (anche e soprattutto) le proprie colpe.

Daniele Naddei

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Daniele Naddei

Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Campania da maggio 2014.

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