Salvini e Meloni battono i pugni: ma la strategia si è ritorta contro di loro
Salvini e Meloni rappresentano una destra demonizzata. Il motivo? La strategia che hanno utilizzato finora per accaparrarsi i consensi si è ritorta contro di loro.
Salvini e Meloni battono i pugni: ma la strategia si è ritorta contro di loro
Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono in difficoltà. Inutile negarlo, e questo si evince dal nervosismo del leader leghista che, nell’arco di una settimana, a già incontrato due volte il Presidente del Consiglio, Mario Draghi. Cosa ha fatto Salvini in questi incontri? Si è lamentato, ha chiesto di abbassare i toni e di ridare dignità alla destra. Un segno di debolezza al quale viene associata tutta la coalizione di destra, e quindi anche quella Giorgia Meloni che è nell’occhio del ciclone.
Salvini e Meloni sono facce della stessa medaglia ma sono in imbarazzo. Nessuno dei due prende distanza dal Fascismo, anzi nemmeno pronunciano quella parola. Salvini e Meloni hanno davvero un problema serio perché l’inchiesta di Fanpage coinvolge moltissimi affiliati dei loro partiti. Dunque una all’opposizione ed uno dentro la maggioranza sollevano la voce in un coro unanime: “Basta con la delegittimazione del centrodestra”. Innanzi a questa richiesta bambinesca non si potrebbe che immaginare un volto, quello di Mario Draghi, impassibile e sconcertato.
La destra, nel corso di questi mesi, si è delegittimata praticamente da sola. Salvini e Meloni non rispondo ai giornalisti, li etichettano come faziosi ed in una versione 2.0 del primo grillismo se la prendono con gli organi di informazione. Ma perché battere i pugni sulla scrivania di Draghi? La risposta è semplice, Salvini sa bene che la permanenza in questo governo non fa bene ai sondaggi della Lega e vuole avvisare il Presidente del Consiglio: se la barca ha una falla lui cercherà di chiuderla. Con spregiudicatezza, senza lealtà politica, come ha dimostrato di saper ben fare.