HOMETEATRO

Romeo e Giulietta: una narrazione poetica e magica a S. Lorenzo Maggiore

Il complesso di San Lorenzo Maggiore è la superba cornice dello spettacolo Romeo e Giulietta organizzato dall’Associazione Tappeto Volante, con la regia di Domenico Maria Corrado, in collaborazione con Grande Napoli e con Vivere Napoli, che stasera, domenica 9 giugno alle 21:00 concluderà il suo weekend lungo in scena (la prima si è svolta venerdì 7 giugno).

La magnifica architettura gotica ben si presta a questa operazione di narrazione di un amore che per antonomasia è senza tempo, impermeabile ai divieti e all’erosione dei secoli. Tanto è vero che anche la psicologia ha mutuato l’espressione “complesso di Romeo e Giulietta“, a indicare l’ostinazione con cui giovani e giovanissimi vogliono vivere una storia d’amore, seppur controversa e osteggiata dai rispettivi genitori. Un’opposizione che paradossalmente rinfocola e rafforza i loro sentimenti.

Quello di S. Lorenzo Maggiore è dunque un palco d’eccezione che incastona i momenti scenici tra gli archi delle sue finestre a sesto acuto e gli elementi architettonici che vengono valorizzati attraverso un gioco di luci, utilizzati al meglio grazie ai disegni coreografici che permettono agli attori di muoversi fluidamente senza ostacolarsi a vicenda nei momenti particolarmente densi di personaggi in scena contemporaneamente.


Si tratta, infatti, di un’opera corale: gli attori scivolano fluidamente tra le strutture. Gli archi marmorei del complesso di San Lorenzo divengono ora la casa dei Capuleti, ora agone di un duello. Il pozzo del chiostro si trasforma nella finestra attraverso la quale i due amanti dialogano. Poi diviene il muretto di cinta sul quale è seduto il giovane Romeo, che pensa prima alla bella Rosalina, poi all’amata Giulietta.

L’associazione Tappeto Volante da anni porta avanti un’operazione di gemellaggio con i luoghi dell’arte. Luoghi storici, anche poco conosciuti, per valorizzare i quali crea o riadatta narrazioni e personaggi perfettamente calati in essi.


L’opera di per sé non abbisogna di commenti: si tratta di una storia che Shakespeare, con la sua penna, è riuscito a eternare rendendola sinonimo di amore puro a livello mondiale.
In questa versione – che sceglie come incipit, in maniera innovativa, proprio il tragico epilogo, per poi narrarne gli antefatti –  quello che balza agli occhi è la cieca ostinazione delle famiglie a voler osteggiare questo amore fin oltre la morte dei loro figli, facendo ancora prevalere l’odio sull’amore. A farla da padrone sono i giochi di potere, che continuano, da parte loro, ad avere la meglio sui sentimenti.


Così non è per questi due giovani, che anzi si amano a dispetto di tutto, di qualsiasi interesse di parte,  di qualsivoglia regola, convenienza o opposizione.


Shakespeare –  che era un fine osservatore della realtà sociale circostante e anche dei sentimenti umani, fin dentro i loro lati oscuri – ci mette subito di fronte alla distinzione tra quello  che sembra amore, ma non lo è – anche se è accompagnato da giorni e notti di pianto – tant’è vero che svanisce con l’alba. E quello che è definibile come un amore vero, autentico e profondo, anche se vive nello spazio di pochi giorni. Non cede di fronte alle difficoltà, schiva i fendenti della realtà circostante e non arretra di un millimetro.


Tutti gli attori in scena appaiono particolarmente calati nella parte. I comprimari supportano magnificamente i protagonisti più giovani sia attraverso una serie di frizzi e lazzi, che muovono il riso, sia con il ricorso a un eloquio erudito e mordace.

I due giovani protagonisti – che con le loro sembianze incarnano tutta la potenza di questo sentimento che non conosce barriere né compromessi – sono davvero naturali e credibili: quando sono imbarazzati balbettano; quando vengono travolti dalla passione non riescono a separare le labbra. Quando, ancora, sono sono confusi abbassano lo sguardo e, in maniera convincente, arrossiscono.

Il parterre di adolescenti che li circonda è attraversato da emozioni altrettanto forti, tipicamente adolescenziali. Mercuzio nasconde profonde fragilità dietro un eloquio ironico e graffiante. Benvolio rappresenta l’anima saggia e razionale. Tebaldo è il giovane, schierato per partito preso, che non riesce a mitigare il suo odio fazioso, senza mezze misure, fino a giungere alle estreme,nefaste e terribili conseguenze.

I due attori che interpretano frate Lorenzo e la nutrice di Giulietta conferiscono un decisivo valore aggiunto allo spettacolo.  Rappresentano i veri genitori d’anima dei due giovani. È la tata, infatti, a ricordare le varie fasi di crescita di Giulietta, con autentica amorevolezza. È frate Lorenzo che consiglia paternamente  Romeo, con rigore, ma anche con benevolenza e rispetto dei suoi sentimenti. Lo appoggia e lo spalleggia. Una  trovata scenica davvero azzeccata ed efficace è quella di rendere la nutrice proveniente dall’area tedesco – austriaca. Questo genera  una serie di sapidi errori grammaticali e di pronuncia, rendendo alcuni passaggi decisamente esilaranti. Le melodie e le canzoni originali interpretate dalla voce potente e intensa delle due cantanti, nelle vesti di moderni musici, anticipano e scandiscono l’incedere della storia. I costumi sono molto fedeli a quelli dell’epoca e testimoniano di un minuzioso e rigoroso lavoro filologico di ricostruzione. Le scelte di regia sanno rendere questa storia, ormai senza tempo, anche particolarmente attuale, perché attuale è ciò che questo amore ricorda e testimonia.

Famiglie e popoli divisi da odi e guerre ataviche, mentre i giovani non sono lasciati liberi di vivere la propria esistenza e il proprio tempo, costretti a scontrarsi troppo presto con la durezza della vita.

Domenico Maria Corrado rimane molto fedele all’originale, ma riesce anche a conferire una certa originalità all’opera in cui incastona musica, voci e balletto, conferendo ad alcuni snodi narrativi un particolare pathos e un’aurea insieme tenera, sensuale e poetica.

In scena e dietro le quinte


Personaggi –  interpreti 
ROMEO –  Umberto Serra
GIULIETTA –  Aurora Benitozzi
PRINCIPE DELLA SCALA –  Enzo Varone
MONNA CAPULETI – Laura Tropeano
MESSER CAPULETI- Rodolfo Medina
FRATE LORENZO – Antonio D’Avino
NUTRICE – Francesca Iovine
MERCUZIO – Salvatore Mangiacapra
ROSALINA – Annalisa Barbato
BENVOLIO – Antimo Buonanno
MONNA MONTECCHI – Pina Giarmanà
PARIDE – Esmeraldo Napodano
PIETRO –  Andrea De Ruggiero
TEBALDO – Dario De Gregorio
Danzatrice –  Monica Caruso
Danzatore  –  Giampiero Trimaldi
Danzatrice –  Florenza Napolano
Danzatore –  Guglielmo Schettino
Colonna Sonora originale  Salvatore Vangone
Coreografie – Monica Caruso 
Costumi –  Anna Giordano by  Laboratorio Maria Pennacchio 
Scene – Mario Paolucci 
Disegno luci  –  Franco Polichetti
Aiuto regia – Adelaide Oliano 
Sarta di scena – Anna Pappacena
Assistenti musicali   Marco Matrone e Luigi Ambruoso
Amministratrice   Laura Alfano 
Ufficio Stampa –  Emma di Lorenzo 
Organizzazione generale: Sergio Noviello per Grande Napoli – Roberto de Rosa per Art – Aperitif
Adattamento e Regia –  Domenico Maria Corrado

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