“Pert”, il grido della Libertà in scena all’Elicantropo (RECENSIONE)
Fino a domenica, 25 febbraio 2018, sarà di scena al Teatro Elicantropo di Napoli “Pert. Vita e miracoli del partigiano Sandro Pertini” di Giuseppe e Aldo Rapè, con i costumi di Annalisa Ciaramella, il disegno luci di Marco Ghirelli, gli elementi scenici di Cartura e la consulenza alla regia di Lauro Versari.
Sulla scena solo un Uomo a cui la madre chiede disciplina, ma lui risponde e grida Libertà. Una scena nuda, vestita dal buio, che si concede a piccole scintille di luce al riaffiorare dei ricordi. Un luogo intimo, fatto di coscienza e amici/nemici fedeli, che appaiono sotto forma di marionette. Uomini, donne, mossi da fili invisibili.
“Pert. Vita e miracoli del partigiano Sandro Pertini” di Giuseppe e Aldo Rapè è il monologo andato in scena al teatro Elicantropo di Napoli. Lo spettacolo-dedica al settimo Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, si concentra sulla sua storia di partigiano e fa rivivere al pubblico gli anni del suo impegno politico contro la dittatura fascista. Un viaggio onirico negli anni caotici e cruenti della Resistenza.
Aldo Rapè interprete, oltre che regista, si cala nei panni del siculo Salvatore Cacciatore, meglio conosciuto come Ciro comandante di una Brigata partigiana nel Bellunese. Nella realtà Ciro, muore a 25 anni, torturato dai nazisti sulla piazza di Belluno nel marzo del 1945. Il personaggio, nell’opera di Giuseppe e Aldo Rapè rappresenta l’intreccio artistico e umano del sacrificio, tra due parti d’Italia. Salvatore Cacciatore era uno studente universitario, nato ad Aragona, ma nisseno di adozione, perché a Caltanissetta la sua famiglia si era stabilita già prima della guerra.Un dialogo fitto tra nord e sud, con le musiche del ventennio e le porte delle carceri che si chiudono alle sue spalle, tra le voci autentiche dei radio-giornali che scandiscono la storia e le letture di Voltaire, ma anche quelle delle lettere scritte alla madre.
E’ il valore stesso della libertà a essere la chiave di tutto lo spettacolo, mentre i libri escono ed entrano da una valigia. I segni della lotta e dell’avventura si proiettano come ombre e non mancano le lacrime. Da solo Aldo Rapè in compagnia di un grammofono, simpaticamente chiamato Grammo, e tre marionette Musso, Sogno e Carla, interpreta in maniera entusiasmante i momenti e, soprattutto, gli incontri più importanti che hanno segnato l’esistenza di Sandro Pertini. Dal giudice del Tribunale speciale che condanna il futuro Presidente a scontare 10 anni di carcere per attività sovversiva, a Gramsci conosciuto proprio in carcere a Turi.
Un’opera emozionante, priva di momenti “morti”, dove anzi lo spettatore riesce a calarsi nei panni del protagonista. Un allestimento che vuole riprendere, in chiave moderna, “l‘Opera dei Pupi” o “Òpira dî Pupi” in siciliano, tipo di teatro delle marionette ,i cui primi protagonisti furono Carlo Magno e i suoi paladini e che poi dal 1700, mise in scena i pupi non armati per rappresentare alcune storie siciliane. L’Opera dei Pupi si affermò nella prima metà del XIX secolo anche a Napoli, grazie a Giuseppina d’Errico chiamata “Donna Peppa”.
Sullo sfondo di “Pert” non manca un palloncino che vola, è una stella d’argento. Stella è il nome del paesino ligure da cui veniva Sandro Partini. Un invito a non dimenticare l’amore per le proprie origini e l’attaccamento alla Patria che nasce dal profondo, dal privato e primitivo. Il ricordo indelebile del tempo della giovinezza trascorsa in quella terra in sella a una bicicletta, prima di vagare per l’Italia.
La cosa che colpisce è la volontà di sottolineare a più riprese come, ad oggi, la memoria del sacrificio passato stia cadendo nel dimenticatoio. La metafora, appunto, è ben rappresentata dall’inciampo del protagonista nei continui vuoti di memoria. Perché “Pert” non è solo un grido di libertà è, infatti, un invito a non dimenticare, ma soprattutto a continuare sulla strada della coerenza e dell’impegno a non smarrire la direzione giusta. A trovare e perseguire con la propria bussola, quella con cui Giuseppe e Aldo cercano di indirizzare i cuori e l’anima di chi assiste al sacrificio della proprio sfera personale a favore del bene comune.