NBA, Kanter: “Erdogan è l’Hitler del nostro secolo”. Caccia agli Oklahoma
Di regimi dittatoriali la storia ne è piena. Saddam Hussein, Augusto Pinochet, Mao Tse-tung, Adolf Hitler, Iosif Stalin, Vladimir Lenin, Napoleone, Caio Giulio Cesare e tanti altri che – più nel male che nel bene – hanno fatto la storia. Arrivando ai giorni nostri, chi nel proprio paese ha o sta instaurando un vero e proprio regime dittatoriale è certamente Recep Tayyip Erdogan, il sultano turco.
Chi paga le scelte e le efferate decisioni di questo tipo di regime è quasi sempre e solo il popolo, anche se sei una persona famosa o una star internazionale. Stiamo parlando di quanto sta accadendo a Enes Kanter – cestista turco di 25 anni, centro degli Oklahoma Thunder – che non sta attraversando un periodo molto felice.
Nato in Turchia da una famiglia di ceto medio il 20 maggio di 25 anni fa, Kanter gioca dal 2015 con gli Oklahoma di Adams e Westbrook. Cestista di caratura mondiale, Kanter non è un simpatizzante del regime di Erdogan che egli vede come l’Hitler del nostro secolo, ma di Fetullah Gulan (rivale in esilio del sultano) e per questo la Turchia non lo riconosce più come suo cittadino. La scorsa settimana Kanter era in Indonesia per una sua fondazione benefica ed ha dovuto lasciare in fretta e furia e nel cuore della notte lo stato asiatico perché braccato dalla polizia. Ha fatto scalo a Budapest, in Romania, dove è stato poi messo in stato di fermo perché l’ambasciata turca gli ha cancellato il passaporto. Grazie ad importanti interventi politici e del sindacato dei cestisti della NBA, Kanter è riuscito a tornare in America via Londra, dove è stato accolto dall’affetto di migliaia di fans, mentre in patria è considerato come un terrorista su cui pende un mandato di cattura internazionale.
Quanto accaduto e stia accadendo a Kanter ha avuto un importante clamore mediatico. Con questo genere di regime, in cui la libertà di parola appartiene a pochi eletti, infatti, qualsiasi voce fuori dal coro va spenta. Kanter, cosi come migliaia di persone, ha la colpa di non essere d’accordo con le decisione prese in assolo di un despota che, pur di raggiungere e di accentrare tutto il potere nelle proprie mani, ricorre ad ogni genere di mezzo. Quello turco è uno strano concetto di libertà di espressione, è un paese che da tempo incarcera giornalisti e vignettisti e dove migliaia di persone vivono con la paura, si autocensurano, quello del Bosforo è un paese dove, ormai, difendere la libertà è un delitto.