Mata Hari: una vita tra spionaggio e danza
La più grande mostra mai realizzata su Mata Hari è esposta dal 14 ottobre al 2 aprile 2018 al museo di Friesland, nei Paesi Bassi. “Mata Hari: the myt and te maiden” comprende oggetti personali, fotografie, diari, lettere e appunti militari per indagare non solo Mata Hari – in malese “luce del mattino”, ma soprattutto Margaretha Geertruida Zelle, il vero nome di colei che è stata « l’agente segreto più celebre e romanzato della storia ».
Una donna tenace, intraprendente, che ha deciso ogni passo compiuto nella sua vita ed è riuscita a raggiungere il successo in tutto ciò che ha intrapreso. Dotata di un’intelligenza che ben ha saputo sfruttare insieme alla propria bellezza e bravura nella danza. Mata Hari è stata un celebre spia tedesca, eppure viene ricordata da tanti anche come icona di stile, sex symbol, ballerina.
Grazie alla conoscenza di sei lingue e alle sue abilità come spia, con la prima guerra mondiale diventa una delle più ammirate agenti dei servizi segreti tedeschi – nome in codice H21-. Sarà poi una sola decisione sbagliata a tradirla, quando sceglie di fare il doppio gioco per lo spionaggio francese. Infatti verrà “tradita” proprio dai servizi segreti tedeschi che, usando il suo nome in codice, le tenderanno una trappola, causando il suo arresto e la fucilazione da parte del controspionaggio francese nel 1917.
Una mostra che giustappone le due identità principali di Mata Hari: la donna spia e la donna artista. Dopo la morte, la sua vita così intensa ha attirato l’attenzione e l’interesse di moltissimi studiosi e scrittori di tutto il mondo. Breve il passo per farla assurgere a mito e per divenire fonte di ispirazione per il cinema.
Ma Mata Hari non è solo una femme fatale, che tanti uomini ha fatto innamorare, non solo valido agente segreto, «Mata Hari è la danza», «artista sublime», «riesce a dare il senso più profondo e struggente dell’anima indiana ». Queste le parole usate dai critici per descrivere la sua esibizione del 1905 al teatro Olympia. Ma indimenticabile resterà sempre la sua esibizione (1912) nei panni della dea dell’amore, nel balletto “Bacco e Gambrinus”, di Pratesi, al Teatro alla Scala di Milano, emblema del riconoscimento artistico.