L’oro nero di Bagnoli Irpino. Alla scoperta del Tartufo Nero dei Borbone.
Un prezioso tesoro gastronomico si nasconde in un angolo di Irpinia ricco di veri e propri “tesori” gastronomici che in autunno, e ormai da oltre 40 edizioni, attirano migliaia di gourmet ed estimatori alla Sagra della Castagna e del tartufo di Bagnoli Irpino.
Il Tartufo Nero di Bagnoli Irpino (nome scientifico Tuber mesentericum) è molto apprezzato per il suo inconfondibile aroma. Con il tartufo si producono formaggi tipici aromatizzati, un pregiatissimo burro, utilizzato anche per la preparazione di crostini, per condire piatti a base di pasta o di carne. Viene inoltre impiegato per le preparazioni alcoliche, come grappe e liquori.
Il tartufo nero di Bagnoli, gode di una particolarità unica: conserva (un ottimo) sapore anche dopo la cottura e per questo può essere inserito anche in ricette che prevedano una preparazione e una cottura particolarmente lunghe.
La storia del Nero di Bagnoli Irpino, però, non è certo delle più felici: apprezzatissimo ai tempi dei Borbone, soprattutto durante il regno di Carlo III, quando era presenza graditissima e costante alla sua tavola, dopo l’Unità d’Italia fu bollato come “tartufo pezzente”, quasi immangiabile, e finì per essere dimenticato.
Il tartufo si affianca alle altre espressioni di tipicità agro-alimentari del territorio, come le carni di agnello bagnolese, allevato al libero pascolo nel pianoro del Laceno, dal cui latte si ricavano pecorini e ricotte di straordinaria prelibatezza: pecorini freschi e stagionati, anche nella variante aromatizzata al tartufo, ricotta fresca dal gusto delicato, ricotta secca al peperoncino, caciocavallo podolico.
E’ infine d’obbligo assaggiare i funghi porcini, magari anche uniti alle gustose paste fatte a mano. Senza tralasciare i profumati infusi a base di frutti di bosco e la golosa pasticceria a base di castagne, che è possibile acquistare anche nelle numerose botteghe del Centro storico.
Nei boschi che circondano Bagnoli, infatti, i castagneti occupano la parte pedemontana del territorio, dai 600 ai 900 metri di altitudine, dove inizia il bosco di faggio. Le vaste distese castagnali costituiscono da sempre un forte richiamo turistico: è Infatti ben nota la salubrità dell’aria del bosco di castagno, consigliata dai medici, particolarmente per i bambini.
E proprio a proposito di bambini, eccovi una curiosità degna di nota: un’antichissima tradizione bagnolese voleva che ninne nanne e filastrocche rappresentassero il più facile mezzo di trasmissione culturale del territorio. Esso fu anche l’unico, almeno fino a quando l’analfabetismo è stato largamente diffuso, tant’è che ogni evento e fase della vita bagnolese era accompagnata da un canto: dalle serenate dell’adolescenza, ai canti corali che accompagnavano le dure fatiche nei campi, alla raccolta delle castagne, alla “culata” nei torrenti e nei lavatoi.