HOMEIn scenaTEATRO

“Le funambole” in scena al Piccolo Bellini

Al Bellini saranno messe in scena “Le funambole” di Rosario Sparno, un’opera liberamente tratta dal romanzo “Maruzza Musumeci” di Andrea Camilleri. Un progetto di Bottega Bombardini, che è stato realizzato grazie alla produzione “Associazione Casa del Contemporaneo”, con Antonella Romano e Rosario Sparno.

 

Un “cunto”.

Quello che viene presentato è un “cunto” della tradizione siciliana.

Un racconto,  che si svolge  su un’ isola abitata da sirene e uomini forti,  che richiama i personaggi dell’Odissea di Omero, e si snoda tra magia, fantasia e realtà sullo sfondo di leggende arcaiche e superstizioni della Sicilia di fine ‘800 e inizio ‘900.

 

Tratto dal racconto di Andrea Camilleri “Maruzza Musumeci”, quella che viene proposta è una storia mostruosa e seducente come lo sono le storie antiche  dove cielo e mare si incontrano.

Una donna ricama con le sue mani sculture di ferro; Un uomo dona lucentezza a quelle sculture con acqua di mare.

Due fratelli, due artigiani, si fanno compagnia, mentre lavorano alla loro  opera più magica, una lunga coda di sirena.

“Il cunto” è condiviso, sussurrato, nella lingua incantevole di Camilleri, che è musica per chi vuole raccontare, per chi desidera ascoltare e farsi compagnia.

Attenti a non tagliarsi con quel filo che cuce, che fila e che sfila ed ha sapore di ferro, di mare e di vendetta.

Le istallazioni di Antonella Romano

Antonella Romano, è un’artista a tutto tondo, proviene, infatti, dal teatro.

Antonella ricama a mani nude. Intreccia chilometri di fil di ferro in un minuzioso e certosino lavoro che forgia figure mitiche e straordinarie. Immagini delicate, leggere, dense di significati e significanti.

Uno stile unico, il suo.

Un lavoro femminile e al femminile. In scena una bellissima Sirena a rappresentare la libertà, l’istinto, la fluidità, il femmineo, figura carica di simbologia: la summa dell’indagine poetica dell’artista partenopea.

Istallazioni, scenografia, sculture di trame contenenti profonde riflessioni che, seppur composte da un materiale forte quale il ferro, anelano a dare l’impressione di trasparenza, di effimero.

Come la stessa Maruzza, una roccia che abita una marea di fragilità e debolezze, dalle quali, trae potenza e bellezza.

Leggere e pregne di significato, le sue installazioni, sono veri e propri ricami in ferro. Figure leggere, trasparenti, ma forgiate con elementi duri quali il ferro, il piperno, a sottolineare la forza dei materiali, delle radici e per contrasto, l’anelito di affrancamento e il desiderio di volare via. Nel suo operato si evidenza il grande amore per la natura, per la vita, ma prepotente è anche il rapporto con la morte, col dolore.

 

Comunicato stampa

Share This:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cultura a Colori