HOMETEATRO

L’ Amleto di Meola di nuovo in scena al Tram di Port’Alba: disvelare la verità attraverso un gioco di specchi

Torna al Tram di Port’Alba Amleto (o il Gioco del Suo Teatro), in scena fino a domenica 13 febbraio. Il Tram è un piccolo e accogliente spazio dove il teatro ha trovato, e oggi ritrova, casa, all’insegna della sperimentazione e della commistione di linguaggi e stili.

Giovanni Meola scompone il dramma shakespeariano per poi ricomporne i frammenti in una lettura che cambia ogni volta timbro e prospettiva.


In scena tre attori: Solene Bresciani, Vincenzo Coppola e Sara Missaglia, della compagnia Virus Teatrali, che si scambiano i ruoli in un tourbillon, un vortice, un’intersezione di situazioni a tratti oniroidi.

La scenografia è assente e tutta la forza della tragedia shakespeariana è affidata all’intensità della recitazione dei tre attori, che ne trasmettono il pathos al di là della loro specifica caratterizzazione di genere, sgusciando fuori dalla loro pelle e entrando, non senza qualche strappo e sussulto, in un’altra… e poi in un’altra ancora.

Gli interpreti sembrano saltare fuori da un buco nero, da un sogno o da un incubo, lo stesso in cui abita il padre di Amleto, che esorta il figlio a non dimenticarlo, e a disvelare la verità, andando oltre le apparenze e sollevando il velo sull’aletheia.

“Amleto – racconta il regista – è il personaggio più moderno di Shakespeare e il più complesso della drammaturgia. È pieno di dubbi. E’ contraddittorio: dice una cosa e ne fa un’altra. Non è solo un principe, ma ha anche studiato filosofia e sa decodificare le sfumature della realtà”.

Il disvelamento della realtà avviene attraverso lo strumento del teatro, dove gli attori, specchio della natura, mettono in scena una nuova versione dei fatti, pirandellianamente meno reale ma più vera.

Amleto, che inseguendo ostinatamente la verità scivola dalla provocazione alla pazzia, pungola gli attori affinchè mettano in scena qualcosa di diverso dal solito. Gli attori, pur spaesati, si piegano al suo volere. Anche loro inseguono qualcosa: non la verità bensì la sopravvivenza, la possibilità di mettere insieme il pranzo con la cena, assecondando i desideri del principe.

Nel farsi strumento indispensabile a rivelare la verità, il teatro riflette su se stesso e sul modo migliore per farsi specchio realistico della natura e svelare la menzogna pur se attraverso un artificio narrativo.

Gli unici oggetti scenici sono una cassa e un microfono.

Attraverso questi ultimi, gli attori amplificano i loro tormenti interiori. Il loro interlocutore è Orazio, artificio narrativo utile a dar voce a un controverso dialogo interiore. Ognuno ha i suoi demoni: c’è chi fugge dalla verità, chi la cerca disperaramente fino a logorarsi anima e mente, chi cede al compromesso, chi non riesce a credere che la realtà non sia tersa.

“Ofelia e Amleto – continua il regista – sono le due facce di una stessa medaglia. La prima non riesce a credere, di più… non concepisce, che la realtà non sia come la si vede. Il secondo sperimenta già questo scollamento e il crollo delle illusioni”.

Ofelia, nella sua purezza e onestà, non riesce a concepire gli intrighi e la falsità che la tormentano. I suoi demoni sono rappresentati dai conflitti interiori, ma anche e soprattutto da quelli esterni, incarnati dalle trame  e dagli inganni di palazzo, perpetrati persino da suo padre Polonio, che si diffondono come un veleno, e da coloro che crede amici.
“Non ho e non do certezze sul fatto che Ofelia si sia uccisa. D’altronde anche il testo originale lascia il dubbio che sia scivolata accidentalmente e annegata. Questo testo è il più criptico e pieno di misteri tra le opere shakesperiane. Un altro mistero è quello relativo alla connivenza della regina nell’assassinio del marito. Non si capirà mai se ella sia stata davvero complice”.

Gli attori e il teatro stesso, nel frattempo, hanno adempiuto al loro compito: quello di riflettere la realtà, di esserne specchio, e di far riflettere su quanto accade.

Forse la soluzione ai dubbi, una delle tante possibili, si intuisce solo alla fine e emerge da parole frammentate e riannodate quasi a caso in una specie di scioglilingua: “bisogna essere per continuare a sognare…”.

Ph. Nina Borrelli

Giorni e orari spettacolo:

 Venerdì 11 | ore 21.00

Sabato 12  | ore 19.00

Domenica 13 | ore 18.00


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