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Italia – Portogallo, la Nazionale dei giovani: ma il ct è stato costretto

Non venissero a parlare di coraggio in Nazionale. Roberto Mancini è come tutti gli altri allenatori e selezionatori, ma stavolta la linea verde è stata un fattore fisiologico. 

Sabato l’Italia di Roberto Mancini si giocherà la testa nel girone della Nation League contro il Portogallo. I campioni d’Europa sono primi a quota 6 punti mentre la nostra Nazionale, dopo il successo nella scorsa sosta contro la Polonia, è salita a quota 4. Ci sono i presupposti per divenire primi, anche se per poco, poiché Cr7 e compagni hanno ancora una partita in meno. Ha sorpreso la maggior parte della stampa italiana le convocazioni del ct Roberto Mancini.

L’ex tecnico di Manchester City ed Inter, secondo la maggior parte dei giornalisti sportivi, sarebbe stato “coraggioso”. Ha infatti scelto, e si fa per dire, la linea verde convocando tre giovanissimi: Tanali, Sensi e Grifo. Sul primo, centrocampista del Brescia paragonato a Pirlo, Mancini potrebbe avere ragione: classe 2000 (appena 18 anni, nda) e tanto talento, in serie B. Le big d’Italia già pensano a lui: Juventus e Milan sembrano già al testa a testa.

Sensi è, invece, un calciatore che ha trovato a Sassuolo la propria fortuna. A 23 anni milita costantemente in Serie A e cresce, oltre che nelle prestazioni, anche nel carattere. Grifo è invece di origini tedesche, ed ha già 25 anni. E’ stato acquistato dall’Hoffenheim e finora ha giocato soltanto 5 partite.

Cambiamento imposto dall’età della vecchia guardia: altro che scelte del Ct

Quando Giovanni Trapattoni nel 2002 si apprestava a portare la Nazionale di calcio italiana ai Mondiali in Corea e Giappone tutti guardavano sbavando, nel vero senso della parola, la rosa dei convocati. Non era semplicemente una selezione, era La Selezione (con le lettere maiuscole). Una squadra così forte (ed infatti con qualche innesto vince il Mondiale del 2006 sotto la gestione di Lippi) probabilmente abbiamo stentato ad averla mai. Eppure, in quel clima così rilassato e consapevole, c’erano due questioni in sospeso: si chiamavano Alberto Gilardino e Roberto Baggio.

Non due nomi qualsiasi: il primo era un giovanissimo attaccante del Parma che andava avanti segnando triplette in serie A, il secondo una leggenda vivente che aveva smesso con la Nazionale. Quando Trapattoni compose la rosa della Nazionale che andava ai Mondiali, e che fu sfortunato e falcidiato dagli arbitri in quella edizione, c’era chi contestava l’aver convocato l’uno anziché l’altro. Rimasero però a casa Roberto Baggio ed Alberto Gilardino, e fu putiferio su molti giornali.

Ad oggi il Ct della Nazionale non ha assolutamente modo di scegliere. Non c’è il rischio di lasciare a casa un Baggio o un Gilardino, di tenere in panchina un Inzaghi piuttosto che un Vieri. All’età di Tonali, Sensi e Grifo tre come Pirlo, Del Piero e Totti erano già giocatori affermatissimi. Ad oggi il vecchio ciclo è divenuto vecchio davvero e gli unici superstiti sono Chiellini (anche lui prossimo al ritiro dalla nazionale) e Bonucci. Per gli altri l’attività agonistica si è fatta troppo gravosa, ed è colpa dell’età. Delle disastrose Nazionali costruite dal 2010 ad oggi, non è praticamente rimasto nessuno.

Mancini è un ottimo allenatore. La premessa è importante, però non si può dire che abbia avuto coraggio di scegliere. Decidere di lasciare a casa un Barella, piuttosto che un Baselli, oppure di confidare in Tonali piuttosto che un altro qualsiasi centrocampista non vuol dire avere coraggio. A casa non ci sono Del Piero e Totti, e questa Nazionale ha indispensabilmente bisogno solo di Insigne, Verratti e Jorginho.

Insomma per una nazionale così derelitta andranno bene anche Tonali, Sensi e Grifo. Basterebbe smetterla con i proclami, ed evitare di vendere il bronzo ed il rame come se fosse oro.

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Daniele Naddei

Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Campania da maggio 2014.

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