Il Regno del Grinch: riscoprire con fantasia lo spirito di un Natale inclusivo
Ormai siamo alle porte del Natale… E’ scattato ufficialmente il conto alla rovescia…
Mentre tutti i cuccioli sono in attesa di Babbo Natale e dei suoi zelanti aiutanti, per noi di Cultura a Colori è il momento di richiamare alla memoria le iniziative che ci hanno accompagnato fino a questa data cosí importante.
Ci sono stati diversi eventi ma uno, nella sua particolarità, ha colpito la nostra attenzione.
Si tratta del Regno del Grinch, allestito nell”Oasi Flegrea di Via Terracina, nel quartiere di Fuorigrotta.
Un’iniziativa diversa dai mercatini di Natale che proliferano in questo momento con le loro luci, i colori sfavillanti e i loro effetti “speciali”.
Un’iniziativa diversa dai mercatini di Natale che proliferano in questo momento con le loro luci, i colori sfavillanti e i loro effetti “speciali”.
E’ un piccolo, sorprendente angolo di natura in centro città. Un po’ un anti-villaggio di Babbo Natale come lo definiscono gli stessi organizzatori dell’agenzia di animazione Dreamers Entertainment.
“ Il nostro punto di forza – spiega il fondatore Jacopo Adamo – è il pieno coinvolgimento dei bambini che sono i veri protagonisti di quest’avventura. Vengono guidati dagli Elfi, che sono il nostro capitale umano, il nostro ‘oro’, alla scoperta di una serie di sfide e di attività che li coinvolgono dall’inizio alla fine del percorso e che li porteranno a salvare il Natale“.
“ Il nostro punto di forza – spiega il fondatore Jacopo Adamo – è il pieno coinvolgimento dei bambini che sono i veri protagonisti di quest’avventura. Vengono guidati dagli Elfi, che sono il nostro capitale umano, il nostro ‘oro’, alla scoperta di una serie di sfide e di attività che li coinvolgono dall’inizio alla fine del percorso e che li porteranno a salvare il Natale“.
Un itinerario di circa un’ora e mezza alla scoperta di un vero e proprio villaggio elfico, dove è possibile incontrare vari folletti ognuno dei quali ha una storia caratterizzante, un proprio ruolo e un’attività da portare avanti.
“Si parte dall’elfo barzellettiere – continua Jacopo. Si chiama Ridarello e introduce i bambini al percorso. Poi si arriva da Sirius che racconta loro la storia del Grinch. Si prosegue per incontrare Merry, l’elfa armaiola, che costruisce i cannoni che spareranno la polvere magica. Nel laboratorio, gli aspiranti piccoli elfi costruiranno i giocattoli da portare al Grinch. Durante tutto quest’iter viene ripetuto loro che è importante amare anche chi è apparentemente differente da noi. Circondarlo di affetto e includerlo“.
Il Grinch, infatti, è fondamentalmente un personaggio bullizzato perché diverso, tant’è vero che viene definito brutto nel film perchè è verdognolo, come ribadisce Jacopo. Odia il Natale solamente perché è escluso dalla sua magia e perchè è sempre stato lasciato solo. Però tutto questo può essere cambiato.
Il Grinch è l’antagonista – protagonista di questo gioco, dove a farla da padrone è la fantasia tipica della fanciullezza, che dev’essere adeguatamente nutrita e stimolata.
Un antagonista che alla fine diventa un amico, perché i bimbi ne scoprono la vera natura, animata da autentica bontà, e ballano con lui tutti insieme.
“Si tratta sicuramente – evidenzia il fondatore dell’agenzia di animazione – di un villaggio diverso da quelli classici“.
Infatti, si è appositamente scelto di posizionare lungo il cammino poche decorazioni, che richiamano l’atmosfera e il calore di una casa semplice, ma vestita a festa: scatole ricoperte di carta regalo si trasformano in festanti pacchi-dono, che occhieggiano dai rami degli alberi a rivestire la loro livrea invernale di colori.
Lungo il percorso è disposto qualche piccolo peluche a forma di elfo e qualche altra piccola decorazione – palline o campanelle in feltro.
Senza troppe “intrusioni” antropiche è cosí possibile riscoprire un contatto autentico con la natura e incitare alla partecipazione e alla proattività i bambini, saggiamente guidati e coinvolti dagli elfi.
“In questo modo – prosegue Adamo – i bambini riscoprono un ruolo che li rende nuovamente protagonisti, affrancandoli da una fruizione passivizzante“.
Ph. Pino De Pascale