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I venerdì di Ercolano: la città si anima di sera con le visite teatralizzate

Il Parco archeologico di Ercolano possiede un fascino particolare, ricco di suggestioni…
Improvvisamente ci si sente proiettati indietro nel tempo di migliaia di anni. Una magia enfatizzata dalle visite notturne – i venerdi di Ercolano – rese possibili dalla collaborazione organizzativa con la EP Congressi guidata da Emanuela Di Napoli Pignatelli, e realizzata in team con lo staff del parco archeologico ercolanense.
In particolare la prossima visita è in programma domani, venerdì 30 agosto, con ingressi scadenzati ogni 15 minuti.
L’ultima propaggine di queste suggestive serate è in programma il prossimo 28 settembre nell’ambito della Notte dei Parchi.
Appuntamenti intervallati il 12, 13 e 14 settembre dalla rassegna dedicata gli Ozi di Ercole.
La visita notturna cui abbiamo partecipato è  stata peculiare, perchè pensata e strutturata per persone con disabilità motoria e cognitiva, a partire dall’istanza di un’associazione: il Comitato famiglie disabili torresi.
Attualmente risulta visitabile circa un quarto della città antica e il percorso si è snodato attraverso un circuito facilitato, privo di scale e in cui le barriere architettoniche sono state sensibilmente ridotte. Inoltre, sono state aumentate anche le luci per permetterne una fruizione in sicurezza.
La guida d’eccezione è stato il direttore del sito archeologico, il dott. Francesco Sirano, coadiuvato nell’organizzazione dalla dott.ssa Stefania Siano .
Lungo tutto l’iter gli astanti sono stati accompagnati anche da una rappresentanza dello staff a garanzia della sicurezza dei partecipanti.
Il percorso è cominciato da quella che era la spiaggia, vista dall’alto. Qui  – dove oggi il mare è scomparso, perchè  il materiale piroclastico ha sensibilmente innalzato il livello del  suolo – durante l’eruzione del 79 d.C. oltre 300 persone, che erano in attesa dei soccorsi provenienti dal mare, trovarorono la morte.
Abbiamo continuato con una passeggiata lungo la strada principale, osservando il sistema fognario a margine. Le fognature romane erano molto moderne e tuttora risultano funzionanti e permettono il deflusso dell’acqua che viene utilizzata per alimentare le toilette e irrigare i giardini in cui sono stati piantati alberi di mele cotogne.
Vengono pulite periodicamente  da personale specializzato (quelli che un tempo erano definiti pozzari) che si introduce al loro interno.
Ai lati della strada sono ancora visibili alcune colonne che sorreggevano ampie coperture in grado di riparare dalla pioggia e dal sole cocente.
Le strade sono progettate per incrociarsi: i cardini procedono da sud verso nord e i decumani si snodano da est verso ovest.
Già verso le 4- 5 del mattino le famiglie nobiliari iniziavano la giornata,  compiendo sacrifici animali agli dei, per poi aprire la loro casa – dotata di un giardino coltivato ad alberi da frutto – ai cosiddetti clienti, gens vicina alla famiglia che di fatto faceva parte del nucleo familiare allargato e che si recava dai patrizi per sottoporre loro i propri problemi.
Verso mezzogiorno si mangiava uno street food ante litteram: vino e focacce, per poi cenare in maniera più rinforzata e completa verso le 17:00, secondo gli usi dei vecchi contadini, dato che la giornata cominciava molto presto.
Al mercato si scambiavano numerose merci. A volte si portavano, per esempio, a riparare i vasi di metallo, perchè nell’antica Roma si cercava di riutilizzare tutto il metallo che era considerato, per la sua poliedrica utilità, un materiale prezioso per la vita quotidiana, da non sprecare.
Sul nostro cammino, abbiamo incontrato la sacerdotessa di Ercole –  l’eroe cui la città di Hercolanum è dedicata – che ci ha benedetto proprio nel nome dell’eroe che affrontò le 12 fatiche.
Più in là ci siamo imbattuti in un guardiano del sacello degli augustali. Un giovane di 28 anni, realmente vissuto e morto durante l’eruzione, investito nel suo letto dal materiale piroclastico.
Le visite teatralizzate sono state realizzate da Teatri 35 Tableaux Vivants.
Ad Augusto era dedicato un tempio, essendo stato divinizzato in quanto cerniera e intercessore tra il regno degli esseri umani e quello degli Dei.
Questi spazi verranno progressivamente resi maggiormente fruibili, con una ricostruzione degli ambienti dell’epoca, compresi quelli dedicati a ospitare un piccolo dormitorio.
Sulle due pareti sono visibili scene dedicate alla vita dell’eroe, nume tutelare della città.
In una lo si vede, ancora giovane, che spezza un corno alla divinità del fiume, palesatasi ai mortali, che sta insidiando sua moglie Deianira.
Nell’altra, lo scorgiamo, ormai anziano, che ascende all’Olimpo, attraverso suo padre Giove, divenuto un arcobaleno, accompagnato da Era, che da antagonista è diventata audiutrice, e dalla dea Atena.
Poco più in là è visibile anche un bagno pubblico, annesso alle terme.
Le case erano dotate di bagni interni, ma questo aspetto non rappresentava necessariamente una dotazione positiva, indicatore di agiatezza economica, perché il sistema di sifoni non era ancora molto sviluppato e quindi spesso la casa era invasa da terribili miasmi di ritorno. Quindi le case dei nobili avevano i bagni all’esterno, in via preferenziale.
I bagni pubblici erano dotati di un sistema di scanalature: una più grande era deputata a portare via i liquami e una più piccola accoglieva acqua pulita.
Due le possibili destinazioni d’uso: poteva essere utilizzata per intingere una spugna probabilmente destinata a pulire il sedile di legno prima di sedersi oppure a lavare sè stessi dopo aver espletato i bisogni fisiologici.
La visita è stata molto accurata e realistica, soprattutto ha reso accessibile a un pubblico trasversale un patrimonio altrimenti interdetto, in ragione della presenza di ataviche barriere architettoniche.
Ci ha immerso in un’atmosfera suggestiva, ricca di stimoli sensoriali.
Un coeso impegno inclusivo che è stato compiuto grazie al supporto dell’ EP Congressi in collaborazione con lo staff del Parco archeologico di Ercolano che ringraziamo. 
Ph. Pino De Pascale

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