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Europee 2019, Berlino cuore del declino Ue

Anno zero per la Germania. Si riparte dalla fine dell’era Merkel che, da simbolo di un’economia forte, è arrivata ad essere fulcro di tutte le crisi che stanno investendo il Vecchio Continente .

La credibilità politica di Berlino e la fiducia delle imprese sono colate a picco dal momento in cui la cancelliera Angela Merkel  ha detto addio alla leadership della Cdu. Dati poco incoraggianti fanno presagire al peggio. Calano i numeri degli ordini, le stime di crescita sono state tagliate e l’export è incapace di fare ancora da traino all’economia in una fase di rallentamento mondiale. I dazi Usa hanno già fatto numerosi danni, sia quelli già applicati su acciaio e alluminio, che quelli solo minacciati sulle automobili. I rapporti tra il Vecchio e il nuovo continente sono ai minimi storici perché lo sono quelli tra Berlino e Washington. E nelle ultime settimane anche l’esclusiva relazione tra Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron ha toccato il suo punto più basso, offuscando la fotografia di Aquisgrana. In piazza tutta la fragilità del modello tedesco.

La crisi della cancelliera è ufficialmente esplosa nello scontro sulle politiche per l’immigrazione con il suo ministro dell’Interno Horst Seehofer, un anno fa. Di lì, alla vigilia del voto nella Baviera roccaforte della Csu minacciata dall’avanzata dell’estrema destra dell’Afd, è iniziato il declino, inarrestabile, che l’ha portata a lasciare dopo diciotto anni la guida del suo partito ad Annegret Kramp-Karrenbauer.

Il passo indietro della Merkel nel partito e sulla politica dell’immigrazione, con il cedimento alle richieste dell’alleato Seehofer, ha però evitato la rottura tra i due partiti gemelli Cdu-Csu che a giugno 2018 sembrava invece possibile. Ad oggi la cdu si confermera come primo partito, infatti, nonostante il calo dal 35% al 28,5%  si confermerà primo partito seguito da Spd e i Verdi. L’Afd si ferma al 13%.

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