Elezioni Turchia: vince Erdogan, sì al 51%. Accuse di brogli dall’opposizione
Il 16 aprile, in Turchia, come anticipato qualche tempo fa, si è tenuto il Referendum Costituzione che ha visto una striminzita ma comunque fondamentale vittoria del SI. Ottenendo il 51,41% dei voti, quindi, il presidente Recep Tayyip Erdogan ha vinto il referendum che trasforma la Turchia da Repubblica Parlamentare a Repubblica Presidenziale. L’affluenza alle urne è stata molto significativa, oltre l’85 per cento degli aventi diritto si è recato alle urne mentre all’estero si è raggiunto il risultato record del 45 per cento di votanti. I partiti oppositori e quello filo curdo hanno accusato il sultano di brogli, in quanto sono state validate anche le schede non francate, cosi che il partito repubblicano del popolo (Chp), ha annunciato che farà ricorso contro il 37 per cento dei voti.
LE PAROLE DEL SULTANO E I COMPLIMENTI DI TRUMP – Dopo aver vinto le elezioni, il presidente Erdogan si è cosi rivolto alla sua gente “Adesso abbiamo molto da fare, è tempo di andare più veloce. Stiamo portando avanti la più importante riforma nella storia della nostra nazione e il popolo ha deciso di cambiare. Non ci sono perdenti, ha vinto la Turchia, è la vittoria di tutta una Nazione.”, mentre i primi complimenti sono arrivati da Trump si è complimentato con il Sultano per la vittoria del Referendum e per aver – lo scorso 7 aprile – manifestato vicinanza al collega americano per l’attacco missilistico compiuto dall’America nei confronti di una base aerea siriana.
LE PROTESTE DEL POPOLO – Tuttavia, nelle tre principali città turche (Istanbul, Smirne e Ankara), ci sono state proteste nei confronti dell’esito del Referendum e numerosi cittadini hanno marciato per le più importanti vie delle città, battendo a ritmo pentole e coperchi di latta e fischiando contro il Sultano.
Con la vittoria del SI, per la Turchia si apre un periodo definibile come dittatoriale. Con l’esito del Referendum, infatti, ad Erdogan sarà conferito il potere di nominare i ministri, emanare decreti, sciogliere il parlamento o scegliere la maggioranza degli alti magistrati. Non ci sarà più la figura del Primo Ministro e tutto il potere sarà accentrato nelle mani del Sultano che avrà tutta la burocrazia statale sotto il suo controllo. La Turchia, forse, domenica notte si è allontana sempre più dall’Europa, ma evidentemente doveva andare cosi.