Elezioni, proteste e guerriglie: l’autunno caldo del Sud America
Confusione, incertezze, caos. In poche parole, si può definire cosi la situazione che in questo periodo sta attanagliando l’America Latina, dall’Argentina, al Cile, passando per l’Ecuador, l’Uruguay e il Venezuela.
In Argentina, il nuovo presidente è il candidato del centro sinistra Fernandez che ha stravinto con oltre il 47% dei voti. Il presidente uscente, il repubblicano Macrì, sta concludendo il proprio mandato nel pieno della peggiore crisi economica vissuta dall’Argentina dal 2001, con l’inflazione al 37,3%, un debito enorme e un tasso di povertà in aumento, pari al 35,4%.
Si andrà al ballottaggio, invece, in Uruguay dove la sfida è rimandata al 24 novembre, quando i due principali contendenti si sfideranno di nuovo alle urne. Da una parte Daniel Martinez, ex sindaco di Montevideo ed esponente del Frente Amplio, il partito di sinistra che governa il Paese da 14 anni, dall’altra il candidato di destra Luis Lacalle Pou, ex senatore del Partido Nacional. Martinez ha vinto le elezioni ma si è fermato al 38,5%, percentuale non sufficiente ad evitare il testa a testa con Pou che ha conquistato il 28,3%. Anche in questo caso, lotta alla criminalità e ad una povertà sempre più dilagante sono i capisaldi del prossimo governo.
Proteste, scontri, vere e proprie rivolte si stanno succedendo nelle ultime settimane a diverse latitudini sia in Cile che in Ecuador, mentre il solito Venezuela – sempre più povero e dimenticato fra i paesi del Sud America – è nel bel mezzo di una crisi civile ed economica che sta allontanando sempre di più il paese dai fasti del 900′.