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Donne Nel Pallone, Annalisa Moccia: “Diventare arbitro era il mio sogno. Non mi ferma nessuno!”

Annalisa Moccia, arbitro della sezione di Nola, è intervenuto in diretta a “Donne Nel Pallone, speciale #BarSport”, programma di Sonia Sodano in onda su Julie Italia, canale 19 del digitale terrestre.

L’arbitro Annalisa Moccia, insultata da un telecronista durante la partita tra Agropoli e Sant’Agnelli è stata ospite nella trasmissione sportiva in onda il giovedì sera in prima serata sull’emittente campana Julie Italia, dove ha raccontato come sia diventata arbitro, quali sogni ancora ha nel cassetto e ha fatto un appello a tutte le donne: “se avete la vocazione di diventare arbitri, non lasciatevi fermare!”.

Ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione.

Perché sono diventata un arbitro e non una calciatrice? Mi ha sempre incuriosito questa figura. In particolare, l’analisi dei dettagli legati alle azioni. Per me è un sogno iniziato per caso. Grazie ai miei cugini ho intrapreso un corso presso la sezione di Nola. Insieme a me c’erano altre ragazze, ma alcune col passare del tempo si sono ritirare. Io, invece, ho proseguito lungo la mia strada, anche se gli allenamenti sono duri e lo sono ancora di più per una donna. Fisicamente abbiamo uno step diverso rispetto al corpo di un uomo e ci sono dei fattori ai quali bisogna dedicarsi di più durante l’allenamento. Attualmente mi alleno quattro volte alla settimana e quando mi capita di non farlo il campo mi manca tantissimo. Oggi sono arbitro da otto anni. Il mio unico rimpianto è che avrei voluto cominciare a 15 anni e per i 18 avrei già coronato il mio sogno. A quell’età puoi anche arrivare a dirigere gare di massima serie ed essere proiettata verso atmosfere internazionali. La mia famiglia, quando ha saputo che volevo diventare arbitro era terribilmente preoccupata per tutto quello che si vede e si sente essendo io una ragazza. Dopo otto anni le cose non sono cambiate, sotto certi aspetti, ma non mi pento della mia scelta. Otto anni fa più i miei mi dicevano di non farlo più mi ostinavo a continuare. Penso sarà sempre così, davanti alle difficoltà non mi farò piegare.

Come si diventa arbitro? Beh partiamo dai requisiti. L’età minima richiesta è di 15 anni. Si scegli una sezione e si presenta l’iscrizione a titolo gratuito. Nel corso si studia la calcistica e si fa tanta pratica sul campo. Ricordo che quando iniziai il corso chiesero chi sapesse spiegare il fuorigioco ed io, sfatando il mito che vuole la donna ignara di questa regola, fui l’unica ad alzare la mano per rispondere alla domanda. Le difficoltà maggiori che ho incontrato all’inizio, invece, erano i falli.

I consigli che mi sento di dare alle aspiranti donne arbitro del futuro sono tanti. Prima di tutto, però, se sentite la vocazione presentatevi al corso. Se scegliete Nola troverete anche me. Poi, il secondo consiglio è continuare il percorso che avete scelto senza paura. In tanti lasciano perché pensano che la regola sia difficile, ma in campo è tutto diverso. Altri si fanno fermare a causa degli infortuni. Parlo per esperienza, perché anche a me è capitato di fermarmi a causa di un infortunio, ma quando è successo non vedevo l’ora di tornare in campo. Mi mancava terribilmente! Ho cominciato a 19 anni e sono diventata arbitro a 20, purtroppo, ogni volta che mi sentivo pronta per il salto c’era qualche infortunio a bloccarmi.

La regola più dura che un arbitro deve seguire è forse quella di non poter commentare il post partita e spiegare le decisioni prese in campo. Tante volte vorresti davvero dire la tua, ma non puoi. Il mio sogno è rimanere il più possibile nell’associazione e collaborare alla crescita dei ragazzi, formando nuovi arbitri, possibilmente anche donne! Sarebbe bello vederne di più nella nostra categoria.

Il calcio femminile? Rispetto a quando ero adolescente, fortunatamente sono nate tante associazioni sportive femminili e spero che ci sia anche la nascita di tante altre donne arbitro.”

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