Decreto salva-Carige, esattamente come i “governi precedenti”: si sfrutta il fondo Gentiloni
Il decreto salva-banche, costruito ad hoc sulla questione Carige Banca di Genova, rischia di inguaiare i gialloverdi. Salvini e Di Maio fanno tutto il contrario di quello che hanno promesso.
Questa volta rigirare la frittata sarà veramente complesso. La Lega già ci sta provando presenziando in qualche trasmissione televisiva mentre il Movimento 5 Stelle prende tempo. Forse più che di timidezza, o di imbarazzo, stavolta si tratta proprio di vergogna. A gettare benzina sul fuoco nella questione Carige ci ha pensato il quotidiano La Repubblica che, anticipando le rivendicazioni politiche e comunicative di tutti i membri del Governo, pubblica un interessante confronto.
Salvini e Di Maio svuotano il fondo-Gentiloni
Nel fondo dell’ultimo decreto salva-banche istituito da Gentiloni c’erano circa 16-20 miliardi che verranno utilizzati per il rifinanziamento di Carige. La Banca di Genova, che è una società privata, ringrazia e porta a casa. In pratica la previdenza del Governo Gentiloni, il tanto criticato e demonizzato “amico delle banche” e “dei poteri forti” è tornato molto utile per la sua lungimiranza riguardo determinate questioni. Inutile dire che ovviamente la cosa non viene pubblicizzata dalle forze di Governo.
Il Governo del Cambiamento ha dimostrato, per l’ennesima volta, che nulla è cambiato anche sulla questione banche. Un affare molto meno spinoso, certamente, di quello esploso con Etruria e le banche venete, ma certamente di altrettanta risonanza mediatica. La soluzione è stata quella di svuotare il fondo salva-banche, prendendo quindi soldi degli italiani per finanziare Carige.
Nazionalizzazione della Banca di Genova: ecco perché non è possibile
Sembrerà assurdo, ma la commissione che è stata imposta dall’Europa per vigilare l’istituto di credito è composta quasi per intero dagli amministratori della banca stessa. Carige resta un istituto privato in cui gli azionisti, che sono i proprietari della banca, hanno potere decisionale. Di Maio spiega che l’intento è quello di nazionalizzare per “aiutare gli italiani” dopo la ricapitalizzazione. Peccato che a decidere non possa essere lui ma gli azionisti che, si capisce, arrivati a questo punto potrebbero accettare anche la fusione con altre Banche (Intesa, Unicredit, etc…). Esattamente come accadde per Montepaschi di Siena, Etruria e via dicendo.
Insomma i grillini ed i leghisti si stanno rendendo conto che le promesse gli si stanno ritorcendo contro. Dire stop alle banche ha portato male, tanto male che dopo nemmeno un anno di governo sono stati costretti ad affrontare un caso banca. Caso nuovo ma metodo vecchio ed addirittura ricorrendo ad un fondo ad hoc creato da uno degli odiati “Governi precedenti”.