Carroll in Wonderland: la vera storia dell’autore di Alice nel paese delle meraviglie
Tutti conosciamo ‘Alice nel paese delle meraviglie’ come uno dei più apprezzati classici per bambini di tutti i tempi. Quasi nessuno però conosce la storia di Charles Lutwidge Dodgson, noto come Lewis Carroll. L’autore e ‘padre’ di Alice, che scomparve il 14 gennaio del 1898, visse di sogni ad occhi aperti tra le fumerie d’oppio londinese.
Charles-Carroll era un uomo timido e riservato. Adorava passare del tempo con alcune bambine tra cui Alice Lidden (figlia del decano della Christ Church), per le quali inventava storie e che le offrivano spunti per le attività creative di scrittore e fotografo. Proprio per Alice Lidden scriverà “Alice nel paese delle meraviglie”, un libro poi divenuto celeberrimo e pubblicato originariamente nel 1865. Ma la storia di Alice esercita una forte attrazione anche su lettori adulti, grazie al peculiare gusto del gioco logico e verbale. Alle avventure di Alice, Carroll darà un seguito nel 1871 con “Attraverso lo specchio“, un testo che ripete con eguale fortuna i successi del primo libro.
Ma tra bruchi colorati, gatti stregati e carte parlanti la strabiliante inventiva di Carroll non si limita a creare un mondo psichedelico per i piccoli lettori. Diversi dei suoi personaggi, infatti, sarebbero caricature e luoghi comuni ispirati a persone realmente esisitite o agli atteggiamenti dell’epoca che Carroll criticava. Lo stesso Brucaliffo, un bruco gigante che fuma il narghilè, sarebbe un alterego dell’autore che frequentava abitualmente le fumerie d’oppio di Londra. Proprio tra gli oppiomani, grazie alle visioni allucinate e ai fumi dell’alcool, le idee più originali di Carroll avrebbero preso forma.
Il libro non poteva comunque non diventare un oggetto di culto anche per ogni provetto scacchista. Con perfetto candore, la realtà serve allo scrittore per mettere a nudo le assurdità e le incoerenze della vita adulta, nonché a dar vita ad incantevoli giochi basati sulle regole della logica, capaci di deliziare gli spiriti più intelligenti, ed è per questo che le opere di Carroll affascinano anche gli adulti. “La caccia allo Snark”, uscito nel 1876, ad esempio, che in apparenza è una buffa poesia nonsense, nasconde possibilità di interpretazione simbolica che hanno affascinato la critica moderna. Assai minore popolarità è invece toccata a ‘Silvye e Bruno’ (1889), criticata da più parti per via del tono moraleggiante che vi aleggia. Ammalatosi di bronchite, Carroll, che ha ispirato centinaia di opere tratte dal suo personaggio principale, Alice, muore a Guildford, nel Surrey, il 14 gennaio del 1898.