Buttate la chiave! Altrimenti il giornalismo muore (definitivamente)
Non è una semplice testata: è un attacco alla democrazia, un terrorismo psicologico che fa cadere tutti i valori del nostro tempo. Non a caso è stato bene aspettare qualche giorno, perché la convalida dell’arresto di ieri di Roberto Spada è una risposta più che una notizia. Lo Stato si è schierato dopo quella becera ed insensata aggressione, ed ha, con tutta la forza che possiede, agito in maniera preventiva.
La categoria dei giornalisti, ormai confusi con blogger, influencer ed altri sotto-mestieri (ma non del giornalismo, nda), è bistrattata, odiata e, senza motivo, mediaticamente falcidiata. Ora ci si mette anche Casa Pound, o meglio la mafia, perché di questo si tratta.
Il Messagero stila la classifica dei 5 clan di Ostia, e questo può voler dire soltanto una cosa: ne siamo pieni fino all’orlo. C’è un movimento nel Paese che sta incoraggiando all’antipolitica, che vuole il ritorno alla dittatura e che predilige la propaganda (oggi chiamata dagli odiatori “Fake News” o bufale, nda) alla verità. Il problema è che questo web fa regnare incontrastato il caos, e le persone inneggiano alla gogna per chi fa emergere la verità quando va contro ciò che loro pensano.
Oggi sono tutti medici, scienziati, letterati e docenti universitari. Hanno tutti un’idea, e non hanno paura di diffonderla, anche se la fonte principale sono loro stessi. Mi è stato chiaro dopo il dibattito su La7 a PiazzaPulita, dove l’esponente nazionale di Casa Pound si è confrontato su tematiche forti. Si fatica a prendere distanza dagli Spada e dai clan, questo dovrebbe far riflettere. La cosa più sconvolgente è con quanta convinzione queste persone portino avanti idee omofobe, razziste di vario genere, alimentino violenza e sostengano falsi storici con convinzione.
E’ una deriva pericolosa: ora si che bisogna buttar via la chiave della cella di Roberto Spada e con lui di tutti quelli che viaggiano sulla stessa frequenza d’onda. Chi incita alla violenza, e chi la compie, non può rimanere impunito. Per il bene dello Stato e del giornalismo libero.