Brexit, per il voto sull’accordo “Se ne riparla dopo le vacanze natalizie”
La May continua dritta per la sua strada sulla questione voto. “Torneremo a discuterne il 7 gennaio e lo voteremo la settimana successiva”, “un secondo referendum sull’uscita dall’Europa significherebbe tradire la fiducia del popolo britannico e dividere ulteriormente il Paese”.
Il dibattito al Parlamento sull’accordo raggiunto dal governo inglese con la Ue riprenderà il 7 di gennaio. Inoltre rassicura sul backstop:
“L’Ue – ha detto la premier – mi ha assicurato che il backstop non sarà mai attivato”. “I miei colleghi europei non potrebbero essere più d’accordo con noi: non vogliono usare il backstop”.
Tuttavia la questione “backstop” sembra essere un problema cruciale. Dopo aver trovato un’intesa sul backstop per il confine irlandese a dicembre del 2017, ovvero una garanzia che tuteli gli accordi di pace e quindi l’assenza di una frontiera rigida tra Irlanda e Nord Irlanda, Londra vorrebbe che l’Unione europea dichiarasse che il backstop ha una data di scadenza o che in ogni caso si tratta di una soluzione temporanea.
Che cos’è il backstop?
È una garanzia che non sarà ripristinata una frontiera “pesante” in caso che Gran Bretagna e Unione europea non riescano ad assicurare la stessa cosa attraverso il negoziato sulle relazioni future. In altre parole se Londra alla fine deciderà di non avere alcun rapporto con mercato unico europeo e unione doganale e non riuscirà a inventare una soluzione alternativa a una dogana che divida in due l’isola d’Irlanda, l’intesa che May ha sottoscritto a dicembre assicura comunque alle due irlande che non sarà ristabilità una frontiera “pesante” tra loro. La garanzia, per definizione, non ha scadenza, a meno che appunto non si trovi un’alternativa.
E i labouristi cosa ne pensano?
Tra la May e Blair volano parole grosse, infatti l’ex Primo Ministro laburista Tony Blair torna a farsi sentire: «Uscire dall’Europa sarebbe un terribile errore e sarebbe logico che la gente tornasse a votare per sbloccare lo stallo tra Londra e Bruxelles». A sua volta duramente attaccato dalla May: «Il mio predecessore sta compromettendo le trattative su Brexit con le sue richieste ha replicato la Premier inglese e lo fa soltanto nel suo interesse politico non in quello della Nazione. Sostenere un secondo voto è un insulto nei confronti del ruolo che ha avuto in passato e del popolo che ha servito». «Ammiro la determinazione della signora May, ha ribattuto Blair, ma ritengo che con così tanti deputati contrari, questa determinazione possa trasformarsi in debolezza. Si trova già in una fossa e non ha senso continuare a scavare».
Intano il leader del Labour Jeremy Corbyn ha presentato una mozione di sfiducia contro la premier Theresa May alla fine del dibattito ai Comuni. I commentatori politici sottolineano che la mozione non è contro il governo ma solo contro la primo ministro e non sarà legalmente vincolante, anche se avrà un forte valore politico. “Rimandare il voto sull’intesa Brexit a gennaio è inaccettabile“, ha detto Corbyn.