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Al Simposio del Vino di Sant’Agata de’ Goti

Eletto nel 2012 uno dei “Borghi più belli d’Italia”, S. Agata de’ Goti, in provincia di Benevento, ogni aprile ospita “Il Simposio del Vino”, nel nome della Falanghina del Sannio.

Di fondazione romana, situata su una rocca di tufo, gli storici concordano sull’ipotesi che nell’attuale territorio di Sant’Agata de’ Goti anticamente sorgeva la città sannita di Saticula, citata da Virgilio nell’Eneide.

Necropoli sannite ricche di importanti ritrovamenti sono infatti venute alla luce nella zona a nordest del territorio santagatese, nell’area compresa tra il fiume Isclero ed il comune di Frasso Telesino.

Carlo di Borbone, nella prima metà del Settecento, aveva incluso questo territorio nei suoi piani di sviluppo delle industrie siderurgiche, promuovendo la costruzione di una ferriera lungo il fiume Isclero: in essa si lavorava materiale proveniente dall’isola d’Elba, per la produzione di armi di difesa. L’attenzione dimostrata dal Re verso Sant’Agata, portò in seguito numerose famiglie patrizie del Regno di Napoli a edificare dimore prestigiose e a stabilirvi la propria residenza.

Grazie all’integrità paesaggistica del centro storico e dei borghi rurali circostanti, Sant’Agata gode del soprannome di “perla del Sannio”. Dal 2005 fa parte dell’Associazione Nazionale Città del Vino, ed è uno dei cinque Comuni del territorio “Sannio Falanghina”:  Castelvenere, Solopaca, Guardia Sanframondi, Torrecuso e Sant’Agata dei Goti.

Il nome della Falanghina del Sannio DOC deriva probabilmente dall’uso dei pali, detti “falange”, che sin dall’antichità venivano usati per sostenere le viti. Pur avendo testimonianze scritte solo a partire da metà Ottocento, gli esperti sostengono si tratti di un vitigno e di un vino contemporaneo agli altri autoctoni della stessa zona, ovvero Greco e Coda di Volpe, risalenti al I secolo a.C.

Aggiornato come denominazione d’origine controllata nel 2011 per distinguerlo dall’altra denominazione “Sannio” presente negli stessi territori, è un vino di colore giallo paglierino mediamente intenso, al naso caratteristico e moderatamente fruttato. In bocca risulta secco, fresco ai limiti dell’acidulo, ed esprime le sue migliori virtù in abbinamento con i piatti di pesce, in particolare con i crostacei.

Il territorio santagatese è tradizionalmente votato alla produzione di olio, vino, frutta (mele e ciliegie in particolare), cereali e legumi. Tra le specialità di frutta, la mela annurca ha ottenuto nel 2006 il marchio IGP: il frutto, già conosciuto e apprezzato nell’antichità romana, citato da Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historia, è piccolo e schiacciato, dalla polpa bianca compatta, acidula e profumata, e si caratterizza per le pregiate proprietà organolettiche.

Sant’Agata de’ Goti è stata spesso set cinematografico, per film e cortometraggi: da “Il resto di niente”, ispirato all’omonimo romanzo di Enzo Striano, “La mia generazione” con Silvio Orlando e Stefano Accorsi, “L’imbroglio nel lenzuolo” con Maria Grazia Cucinotta, e “Si accettano miracoli” di Alessandro Siani.

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