Addio ad Andrea Camilleri, una vita passata fra letteratura e sport
Camilleri incominciò a lavorare come registra teatrale nel 1942, entrò in Rai nel 1957 ed esordì come scrittore nel 1978 con “Il corso delle cose”. Ma è con il romanzo poliziesco del commissario Montalbano che diventò uno scrittore di gran successo.
Da bambino odiava lo sport, ma alla fine ha imparato ad amarlo e lui stesso, in qualche modo, si poteva definire un atleta: “Io scrivo tutti i giorni, come un pianista si esercita a suonare sulla tastiera, come un atleta si allena tutti i giorni in palestra”, aveva raccontato Andrea Camilleri nel 2010 in una lunga intervista a Massimo Arcidiacono sulla Gazzetta dello Sport. “Lo sport fa ampia parte della società italiana, questo è sicuro – raccontò -. Non è che io lo disprezzi, anzi. Il fatto è che lo praticai in gioventù, al tempo del fascismo. Era obbligatorio e questo non lo accettai: fui l’unico studente italiano, penso, rimandato a ottobre in educazione fisica nel ‘42. Poi mi capitò una, non so se definirla disgrazia o altro. E cioè: mio padre divenne presidente dell’Empedoclina, una squadretta da quattro soldi. Io ero figlio unico. Ricordo queste angoscianti domeniche sera, nelle quali mio padre non tornava a casa dopo la partita. Erano partite che finivano sempre a botte, si svolgevano tra paesi vicini. Non sapevamo, con mamma, se papà era stato arrestato, fosse all’ ospedale… Credo che quelle domeniche mi abbiano allontanato dal calcio e abbiano un po’ condizionato la mia esistenza”. Camilleri, con il tempo, aveva cambiato idea, non si perdeva una partita della Nazionale in tv e si appassionava tanto pur non comprendendo il gioco. Andò anche in bicicletta, più per necessità che per ambizioni agonistiche. Raccontava che durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale scappò in sella a una bicicletta. Un viaggio tra speranza, ansia, sogno e paura. Un viaggio su una strada resa impossibile dalle bombe e dai cingoli dei carri armati. «Un miracolo – raccontò Camilleri – che si ripetè quattro giorni dopo quando rifeci quella strada al contrario per andare a dire a mia madre che papà era vivo». Adesso lo scrittore siciliano non c’è più, è morto a 93 anni, un mese fa era stato ricoverato in ospedale per un arresto cardiaco.