Ad Astradoc “Il fiume ha sempre ragione” il film di Silvio Soldini
Venerdì 3 marzo ore 20.30 per l’appuntamento con il cinema di qualità proposto da AstraDoc -Viaggio nel cinema del reale – rassegna organizzata da Arci Movie, Parallelo 41, Università Federico II e Coinor – ci sarà “Il fiume ha sempre ragione” di Silvio Soldini (72’,2016).
Proprio come Johannes Gutenberg, Alberto Casiraghy ha trasformato la sua casa di Osnago in una vera “bottega” editoriale: con una vecchia macchina a caratteri mobili stampa piccoli e preziosi libri di poesie e aforismi. Non molto lontano, oltre il confine svizzero, Josef Weiss per realizzare le sue edizioni artistiche unisce la sensibilità del grafico con la tecnica del restauratore. Silvio Soldini restituisce un ritratto insieme realistico e poetico di due artisti-artigiani che hanno scelto di fare un mestiere antico in un mondo moderno e hanno conquistato il successo più grande. Imparare a tessere la più eterna delle magie, quella delle parole.
Il regista ha così descritto il suo film “Come sempre mi accade con i documentari la cosa eccezionale è stato immergersi in un mondo nuovo, il mondo di Alberto e Josef, e conoscerli da vicino, nei loro spazi e nei loro tempi. Sono entrato in punta di piedi e mi sono messo in un angolo a osservarli con calma per raggiungere il mio primo obiettivo: arrivare a cogliere la poesia dei loro gesti. Il fascino per il loro lavoro e per la cura con cui lo affrontano è stata la molla iniziale, ma solo adeguandomi al loro ritmo ho capito la forza del loro rapporto con la vita, che li fa essere personaggi straordinari e unici nella loro apparentemente umile e profonda umanità. Portatori, tra l’altro, di un messaggio di enorme valore – se guardiamo i valori che prevalgono oggi in un mondo sempre più veloce, poco attento e violento. In un certo senso Il fiume ha sempre ragione è diventato, senza che me ne accorgessi, una poesia, un inno alla bellezza e alla creatività”.
Silvio Soldini: A 21 anni lascia la facoltà di scienze politiche e si trasferisce a New York per studiare cinema alla New York University. Da questa esperienza nasce Drimage, il suo primo cortometraggio. Torna a Milano nel 1982 dove inizia a lavorare come traduttore di telefilm americani e come aiuto regista pubblicitario. La voglia di cinema si alimenta grazie all’amicizia con un gruppo di appassionati (come Luca Bigazzi che sarà poi il suo direttore della fotografia) con i quali realizza Paesaggio con figure (1983) e Giulia in ottobre (1985). Insieme a Giorgio Garini e Daniele Maggioni fonda la casa di produzione Monogatari con la quale realizzerà, nel 1990, il suo primo lungometraggio L’aria serena dell’ovest, in concorso a Locarno, uno tra i film più rappresentativi di quella tendenza alla rinascita che fu chiamata Nuovo Cinema Italiano.
Soldini ha dimostrato di trovarsi a proprio agio sia con film più impegnativi, come Brucio nel vento, Un’anima divisa in due e Le acrobate, che con commedie sentimentali e rocambolesche, come Pane e tulipani e Agata e la tempesta. Difficile individuare un modello di riferimento per un regista che, al contrario, ha saputo portare una sua propria originalità nel farsi di un cinema poco legato alla tradizione italiana e invece molto attento ad un respiro più ampio, quasi universalistico anche quando narra, come spesso gli accade, storie di provincia e di “semplici” sentimenti. Nel 2014 il documentario Per altri occhi – avventure quotidiane di un manipolo di ciechi ha vinto il Nastro d’Argento come miglior documentario. L’idea del film è venuta a Soldini come si è trovato in cura presso un fisioterapista non vedente.
Successivamente altri ospiti importanti come Pippo Delbono con il suo “Vangelo” (31 marzo) presentato a Venezia pochi mesi fa, insieme ad autori emergenti come Gianluca Loffredo e Nazareno Manuel Nicoletti (24 Marzo con “My Nature” e “Moj Brate – Mio Fratello”). A questi si aggiungono diversi film internazionali, quello sulla segretaria di Goebbels (“A German Life” il 7 aprile), la recente riflessione sull’Europa di “Democracy” di David Bernet (in collaborazione con il Goethe Institut Neapel”, e l’ultima opera del grande maestro argentino Patricio Guzmán, “La memoria dell’acqua” il 17 marzo. Infine, un titolo interessante della rassegna nazionale “L’Italia che non si vede” a cura di UCCA (Unione dei circoli cinematografici dell’Arci: “Porno e libertà” di Carmine Amoroso”.