A S. Mango sul Calore, per la Cavalcata di Sant’Anna
Terra di antiche culture e tradizioni, l’Irpinia conserva gelosamente le testimonianze del suo passato, che rivivono nelle innumerevoli manifestazioni ed eventi che si svolgono nei suoi borghi.
Una festa di antica tradizione, di cui si hanno notizie già alla fine del Seicento, è la Cavalcata di Sant’Anna, che si svolge l’ultima domenica di luglio a San Mango sul Calore, in quello che fu uno dei centri medievali più belli d’Irpinia – prima feudo dei Filongieri, e dei Caracciolo e D’Amore poi – e che il sisma del 23 novembre 1980 rase letteralmente al suolo, lasciando soltanto ruderi.
La Cavalcata di Sant’Anna ha inizio alle prime luci del giorno, quando un corteo di cavalieri (la Giunta comunale al completo), guidato dal Sindaco, tutti rigorosamente in abiti d’epoca, dopo aver compiuto tre giri intorno alla chiesetta di San Vincenzo, si dirige verso la Chiesa di Sant’Anna, sul ponte romano di Annibale, nei pressi del torrente Uccello. Durante il percorso, i cavalieri lanciano confetti alla folla che si raccoglie lungo il tragitto, in particolare nei dintorni e all’interno della Chiesa di Sant’Anna dove i cavalieri entrano ed escono per tre volte, sostando innanzi all’altare.
Sant’Anna è la patrona delle madri e delle partorienti, il che probabilmente spiega il lancio dei confetti, che sono anche simbolo di fertilità. Nell’antichità, infatti, i confetti erano considerati miracolosi per la salute delle donne e rappresentavano una sorta di amuleto magico. Essi simboleggiavano una metafora di protezione soprattutto per le donne incinte, che ancora oggi, durante la Cavalcata di S. Anna, non disdegnano di raccoglierli da terra (perché quelli rotti sarebbero i più prodigiosi) per mangiarli in segno di devozione.
Durante la festa, è possibile gustare le prelibatezze enogastronomiche sammanghesi: imponente è la produzione lattiero casearia della zona, con caciocavalli, scamorze, caciotte, pecorini, caprini, burrini e ricotte salate. Uno dei piatti più rappresentativi della tradizione è la pancetta d’agnello ripiena di un impasto a base di carne macinata, preparata ancora esattamente come secoli fa, e tramandata di madre in figlia, così come le ricette di paste preparate rigorosamente a mano: cavatelli con ragù, ravioli al tartufo, maccaronara al sugo, lagane con ceci o fagioli. I dolci tipici, molto prelibati, sono a base di castagne e ricotta.
In tutta l’Alta Valle del Calore e dell’Ofanto è coltivata la mela chicchedda, una varietà di mela IGP dalle molte proprietà, ma la prelibatezza assoluta della produzione agricola sono i fichi: dal tipico colore giallo-arancio nel periodo di raccolta, presentano una polpa molto succosa e sono indicati, oltre che per il consumo da tavola, anche per la realizzazione di conserve e marmellate. Ad essi è dedicata una sagra, sempre nel mese di luglio, appuntamento imperdibile per gli appassionati di questo antichissimo e prelibato frutto.