Iside e la luna: un intenso viaggio iniziatico al femminile al teatro Serra
Torna stasera in scena alle 18:00 al teatro Serra in via Diocleziano 316 lo spettacolo Iside e la luna scritto diretto e interpretato da Francesca Esposito con Carmela loime e Adriana D’Agostino. Voce e tamorra di Enzo Tammurriello. Una produzione Teatro Nudo.
Si tratta di un viaggio iniziatico alla scoperta di sè stessa che la protagonista compie nel momento in cui, guardandosi allo specchio, ha un insight, cioè una rivelazione, un’intuizione.
Non riesce più a vedere la sua immagine unitaria, ma le appaiano tre streghe, che via via riveleranno di essere delle parti di sè stessa che lei finora non ha ascoltato; ha rinnegato e celato persino alla sua coscienza. Parti che seppur sconosciute o negate vengono comunque agite nel mondo.
Comincia così un percorso interiore di autoconsapevolezza che la porterà – attraverso varie emozioni e differenti stadi – fino in fondo al mare perché “se si vuole arrivare sulla luna non bisogna guardare fuori di sè, ma avere il coraggio di scavare dentro il proprio io“.
Lo spettacolo nasce come teatro di strada due anni fa ed è stato rappresentato presso il Parco archeologico dei Campi Flegrei, al Tempio di Serapide.
Si trattava di uno spettacolo del fuoco, frutto di un percorso dove era confluita anche la ricerca su quest’elemento di Carmela Iome.
Nel tempo sono stati inseriti nuovi elementi frutto di un processo di scoperta e di improvvisazione. Altri sono stati espunti e altri ancora sono stati oggetto di una nuova sintesi.
“In questo questo weekend lungo – racconta Francesca – c’è stata una vera e propria prima in sede teatrale. Questo viaggio sperimentale ha una struttura mobile e prevede ulteriori rimaneggiamenti all’insegna della scoperta. Mi piace pensare che questo spettacolo non avrà mai una forma definitiva, ma evolverà assieme a noi così come evolve la natura. Perché nel momento in cui avesse una forma definitiva sarebbe anche statica e cristallizzata“.
La protagonista all’inizio si presenta sicura e spavalda, esteta e vanitosa, ma poi rivelerà tutta una serie di insicurezze e di fragilità.
Come evidenzia l’autrice e regista, nell’epifania finale, lei farà pace con sè stessa, accetterà e integrerà gestalgicamente ogni parte di sè e si ricongiungerà con la sua natura più profonda, la sua deità interiore, il suo essere Iside.
La rappresentazione è arricchita dai canti polifonici che sono frutto della ricerca sul sacro femminino di Enzo Tammurriello.
E’ lui che rappresenta la morte, che ha la dignità di un vero e proprio personaggio. Una morte intesa come energia trasformativa, attraverso la quale la donna imparerà a lasciar andare con serenità parti di sè, per aprirsi al cambiamento, a nuove consapevolezze, sancendo un momento di rottura con il passato.
I canti popolari di accompagnamento sono ispirati alla figura della Madonna, dato che secondo alcuni studi una certa versione della dea Iside parebbe aver subito un processo di cristianizzazione, per poi essere identificata proprio nella figura della Madonna.
Un’opera sperimentale che alcuni spettatori hanno definito “decisamente irriverente, ma sempre con grazia e senza volgarità” , che si inserisce nel filone del comico, del grottesco e del surreale e che è riuscita a rendere attraverso un linguaggio diverso – quello teatrale, della visualità e dell’interpretazione, – alcuni concetti chiave della psicologia, di per sè molto complessi.
L’atmosfera è resa ancora più surreale dall’utilizzo delle lampade di Wood, cioè di lampade che utilizzano la cosiddetta luce nera, in grado di mettere in evidenza solo gli elementi bianchi, conferendo loro una particolare iridescenza e ottenendo una sorta di effetto fluo.
Foto di copertina e della gallery di Francesco D’Ambrosio e di Simona Pasquale.