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A puteca de’ e leggende Napulitane: a Sorrento verrà riproposta la magia dei miti partenopei

Dopo il successo al teatro Tram di Napoli lo spettacolo A puteca de’ e leggende Napulitane tornerà in scena lunedì 2 gennaio nell’ambito della rassegna Incantiamoci a Sorrento.

Lo spettacolo è frutto di un progressivo processo di semplificazione del linguaggio, divenuto cosí piu diretto, e di una successiva riproposizione.

Il primo debutto, infatti, è avvenuto nella rassegna Storie al verde, svoltasi al Maschio Angioino, con la regia di Mirko di Martino. All’opera una squadra coesa di autori – attori: Vittorio Passero, Diletta Acanfora, Laura Pagliara,  Vincenzo Lettieri, Cristian Chiummariello,  coordinati e diretti da Diego Sommaripa.


Si tratta di una matrice teatrale classico- contemporanea che Sommaripa ha già sperimentato nella trasposizione di lavori come La scuola delle mogli di Molière o La bisbetica domata, dove la protagonista viene trasformata  in un’influencer.


La chiave di volta, secondo quanto racconta lo stesso Sommaripa, è  la trasposizione di queste storie ai giorni nostri, un passaggio accompagnato da un linguaggio moderno e non arcaico. Il fil rouge che lega queste narrazioni è il ruolo svolto dal teatro nel mantenere quei delicati equilibri necessari nella vita.


Un giorno irrompe in una bottega di artigianato un bambino che vorrebbe vivere le storie dei miti partenopei come se si trattasse di un videogioco, attraverso la realtà virtuale e l’utilizzo di un visore.


Gli artigiani gli spiegano che non hanno questi strumenti tecnologici a disposizione, ma che posso fargli vedere e rivivere queste storie in una maniera altrettanto meravigliosa, attraverso il linguaggio teatrale. L’invito è quello che incita a cambiare prospettiva e punto di vista. Il bambino dapprima è reticente; poi si farà trasportare in quel clima magico, gioioso e incantato.

Lo spettacolo rappresenta un momento di condivisione e di dialogo, frutto di una promessa di collaborazione mantenuta. Presenta anche uno scopo più artistico, come ricorda Sommaripa: ne nasce un dialogo all’insegna della non autoreferenzialità, composto da quattro monologhi pregni di tutto il fascino possibile, raccontati da diversi punti di vista che si intersecano. Esistono vari tipi di comicità e vari registri linguistici che si incarnano nei personaggi, creando una sorta di fluttuazione costante: da quello comico a quello drammatico, con un tocco di poesia. Si assiste a un continuo cambio di scena tra Maria la rossa, Colapesce, la regina Giovanna, il munaciello, per esempio.


Quest’operazione di modernizzazione dà vita a una nuova drammaturgia, che toglie qualche aderenza contestuale, qualche connotazione storica, ma lascia  intatta l’essenza, la drammaticità, risultando attuale e coinvolgente, ma non dissacrante .
“Il nostro – continua a Sommaripa – è un tentativo di avvicinamento del pubblico al teatro. Infatti, un linguaggio arcaico potrebbe allontanare un pubblico medio. Per questo abbiamo tentato di modernizzarlo, non disdegnando elementi dialettali e ricorrendo a un idioma più immediato con ritmi e tempi più veloci, tali da fornire al pubblico quell’ aggancio e quella curiosità verso il passato. Il nostro tentativo è stato quello di metterci al passo con i tempi attraverso il linguaggio, amplificando le risonanze interne da parte del pubblico e riducendo la proiezione all’esterno, anche attraverso il ricorso a una scenografia essenziale e  a costumi inventati e recuperati”.

In questo modo, il linguaggio – secondo gli addetti ai lavori –  ritrova pienamente la sua funzione educativa. Si tratta inoltre di uno spettacolo open: su questa matrice potranno, infatti, essere innestate e ospitate altre storie, come quella del principe di Sansevero. 

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