Storia di un (quasi) amore in quarantena: racconto del primo tempo di questo lockdown
“Storia di un (quasi) amore in quarantena”, è il primo romanzo breve del giornalista napoletano Davide Gambardella“.
Parliamo di…
A breve anche la Campania entrerà nella nuova fase di lockdown di rosso vestiti, così dopo aver salutato i commercianti del mio quartiere e aver loro augurato in bocca al lupo, sentendomi rispondere “non so quando ci rivedremo, ma speriamo di farcela a non abbassare le serrande per sempre” , ho deciso di parlarvi di un libro: “Storia di un (quasi) amore in quarantena” di Davide Gambardella, edito da Graus.
Di che si tratta?
Un libro che, all’incrocio dei pali tra micro e macrostoria, quella delle piccole vite quotidiane in dialogo con i fatti destinati a trovare posto nei libri di testo, ci racconta uno stralcio del primo tempo di questo lockdown.
Non sappiamo se questa volta canteremo sui balconi o spunteranno alle finestre arcobaleni di speranza e nei cieli droni esploratori che raccontano il bisogno di libertà e di scoperta. Quello che abbiamo imparato, e che rifluisce in questo libro, che accosta descrizioni e situazioni banali a momenti di vivo racconto e riflessione, attraverso un gergo che sa sorprendere, è che esiste ancora un’Italia solidale, nonostante le furbate e la sfiducia che si rincorrono. E’ l’Italia di mascherine multicolore, poi denominate di comunità, cucite in casa e regalate e quella delle spese e dei panieri sospesi. Ma ce n’è anche una dai mille volti e dalle mille storie, spaccata tra chi può valersi di alcune tutele e chi, invece, stenta ormai ad immaginare un domani. Ed abbiamo imparato che anche tra gli ultimi esiste una precisa, feroce, gerarchia.
Quasi sullo sfondo di questa Italia si comsuma, in maniera clandestina e nonostante tutto, una conoscenza che potrebbe avere il profumo e il sapore di un amore in boccio.
Un amore che ha tutte le caratteristiche delle relazioni odierne. Veloci nell’inizio e di rapido consumo, al pari di un panino da fast food, come evidenzierebbe il sociologo Bauman.
Eppure anche in mezzo al ritmo sincopato di interazioni quasi casuali, che si consumano nel giro di valzer di qualche colpo di click o messaggio vocale, trova spazio la voglia di esistere, di vivere e sperimentare, anche attraverso una fisicità a tratti estenuante.
E trovano spazio frammenti di arte pittorica, musicale, cinematografica. Una sorta di bussola che esorta a puntare sempre verso l’arricchimento di sé e la condivisione con l’altro da sè. Perché spesso le cose hanno una storia molto diversa da quella che appare ad una prima occhiata frettolosa e distratta e la vita, per essere gustata, va sì morsa, ma poi va assaporata nelle sue sfumature lentamente…
a cura de “La lettrice testarda”