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Il ricordo di Gianni Rodari 40 anni dopo

Rodari è stato uno dei grandi rivoluzionari intellettuali degli anni ’70 che hanno gettato i semi per cambiare la didattica, per coinvolgere i bambini, quindi per costruire via via un mondo di persone migliori, più aperte, più libere, che era il suo credo e il suo impegno di uomo che aveva fatto la Resistenza e credeva nella democrazia e nella giustizia sociale.

Nato ad Omegna, sul lago d’Orta, rimase orfano di padre a 9 anni, fece studi magistrali e si diplomò maestro nel 1937, insegnando poi in diverse situazioni e scuole elementari sino alla fine della guerra, quando, dopo essere stato partigiano, si impegnò nel giornalismo per ragazzi e poi divenne inviato speciale di ‘Paese Sera’, pian piano dedicandosi alla scrittura delle sue opere, vincendo giusto 50 anni fa il prestigioso premio internazionale H.C. Andersen nel 1970, e impegnandosi con passione in un lavoro di didattica con bambini e insegnanti. Morì per problemi di cuore alla vigilia dei suoi 60 anni. I suoi racconti fantasiosi e fantastici, sorprendenti e ironici per lui divertivano educando, perché apparentemente quelle sue storie potevano sembrare lontane dalla realtà e invece parlavano proprio di quella alla loro maniera, insegnando a guardarla, capirla, interpretarla per quel che è veramente. Basta aprire a caso le sue ”Filastrocche in cielo e in terra” o il suo ”Libro degli errori”, per non parlare dell’apologo ”C’era due volte il barone Lamberto” per rendersene conto e capire che rime, ritmi, paradossi, assurdità, manipolazioni delle parole, funambolismi espressivi, strambi personaggi e così via, sono lo strumento per conquistare il lettore e dargli la chiave per arrivare a qualche verità.

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