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Wikileaks, Chelsea Manning torna in carcere

L’ex analista militare si è rifiutata di deporre davanti al gran giurì che indaga Assange. La Manning rischia di rimanere in carcere per 18 mesi e pagare una multa altissima.

L’ex analista militare Chelsea Manning deve tornare in carcere per essersi rifiutata di testimoniare —nuovamente — davanti a un gran giurì in un’indagine su Wikileaks e sul suo fondatore Assange. Un giudice federale statunitense l’ha accusata di «oltraggio alla giustizia».

L’ex analista transgender ha già trascorso 62 giorni in carcere per il suo rifiuto a collaborare ed era stata rilasciata solo una settimana fa.  Ora, Un giudice ha deciso che la Manning dovrà restare dietro le sbarre finché cambierà idea o per tutta la durata del mandato della giuria, che scade tra 18 mesi.

Preferisco morire di fame piuttosto che cambiare la mia opinione a questo proposito”, ha dichiarato l’attivista durante un’udienza nel tribunale del distretto federale ad Alexandria, in Virginia. “E sono seria quando lo dico”.

Moira Meltzer-Cohen, l’avvocato dell’attivista, ha detto che Manning si rifiuta di testimoniare per una questione di principio. “Nel 2010 Chelsea ha deciso di svelare al mondo la natura impari delle guerre che si combattono oggi. Quello che sta cercando di fare ora, è dimostrare che gli Stati Uniti sono più preoccupati di come è avvenuta la pubblicazione di questi documenti che del loro contenuto”, ha dichiarato Meltzer-Cohen.

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