Economia, contro la povertà si vola oltre il 2,6%: Tria bersagliato dalla maggioranza
Non rischia ancora la poltrona, ma Di Maio e Salvini non sembrano sereni sulla posizione del ministro dell’Economia. Giovanni Tria ora è ad un bivio.
Si sforerà il 2,6% del rapporto deficit-Pil per attuare la manovra economica. Giovanni Tria, ministro dell’Economia, non è d’accordo ma tant’è. Il numero uno del Ministero dell’Economia e delle Finanze voluto dalla Lega vorrebbe andarci piano, anzi pianissimo. Troppo per i gusti di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, adesso incalzati dalle promesse fatte in campagna elettorale e disposti a tutto pur di mantenerle.
Il diktat del Movimento 5 Stelle: reddito di cittadinanza anche senza soldi
Quando i soldi non ci sono, ma si vuole realizzare un progetto economico, lo Stato mette in vendita i propri titoli. Quelle obbligazioni, però, rischiano di diventare pesanti macigni nelle leggi di bilancio successive ed aumentano il debito pubblico che è già il secondo più alto d’Europa.
Dal Movimento 5 Stelle è arrivato il diktat: si può arrivare anche al 2,6%, l’importante è che il reddito di cittadinanza si faccia. Tria, a questo punto, ha iniziato a remare un po’ contro: “Ho giurato nell’interesse della Nazione”. Così ha detto ad un evento recente con la Confcommercio per poi ribadire che verranno “scongiurati aumenti dell’Iva e che sarà introdotto il reddito di cittadinanza”. Il ministro è stato, in pratica, convinto da Luigi Di Maio e da Matteo Salvini a rispettare il contratto di Governo, ma a questo punto il 2,6% non più un rischio ma una realtà.
Il caso: Tria ha rischiato la poltrona, così si è piegato ed ora si rischia il 3%
Imposizioni che vengono dall’interno ed imposizioni che vengono dall’esterno. Se per il Governo del cambiamento è stato finora fondamentale agire in base ai proclami fatti in campagna elettorale, e quindi avvicinarsi anche al 3% del deficit/Pil, l’Europa ha chiesto invece altro.
L’Unione Europea non perde occasione andare contro questa legge di bilancio. L’imposizione è quella di restare sotto il 3% per evitare il rischio di inflazione ed infine di default, ma a quella soglia ci si avvicina pericolosamente e senza pensarci troppo. L’iniziale presa di posizione di Tria è un’emergenza, quindi, rientrata ma Mario Draghi avverte: “Così si danneggiano i risparmiatori”.
Di Maio e Salvini sul tetto d’Europa tra sostenitori e detrattori
E’ il Governo del cambiamento soprattutto per quel che riguarda i rapporti. Le politiche anti-immigrazione provocano indignazione, ma in fondo sono tutti d’accordo. La Germania, la Francia e la Spagna hanno aumentato il proprio consenso internazionale negli ultimi giorni accogliendo chi l’Italia ha respinto. Da un lato hanno fatto la voce grossa divenendo detrattori incontestabili di questo Governo, dall’altro sorridono che qualcuno si prenda la responsabilità di “apparire brutto e cattivo”.
Sorridono invece le estreme destre d’Europa che sull’esempio dell’Italia portano avanti un clima di campagna elettorale perenne. Gli agitatori delle masse all’estero trovano, però, molto più ostacoli e non riescono a prendere il largo. In Svezia la sconfitta, anche se con crescita significativa in termini di voti, dell’estrema destra ha lanciato un segnale forte.
Lo stesso vale per l’economia dove le politiche sociali sono mal viste da quasi tutti i governi importanti. La verità è, però, che l’Italia sta divenendo una sorta di laboratorio dell’Europa. Un esperimento al quale guardare con interesse per carpire il futuro: che sia disastroso o radioso.