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Trump riconosce Gerusalemme e l’Intifada è servita

Tre giorni di rabbia, quattro morti e centinaia di feriti. Il bilancio degli scontri per Gerusalemme è il prologo di una nuova ‘Intifada’.

E’ bastata la notizia di un trasloco che potrebbe impiegare anni, ma che fa danni adesso. Riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele provoca sconcerto tra i palestinesi. Tante le reazioni rabbiose da tutto il mondo musulmano. Ad esultare è solo la destra israeliana. Il presidente dell’autorità palestinese, Mahmoud Abbas, ha lanciato un appello al consiglio di sicurezza dell’Onu affinché condanni la mossa di Trump.

Il risultato? Saltano decenni di politiche americane nella regione. Trump ancora una volta presenta la sua mossa come una rottura rispetto alle amministrazioni precedenti e la preoccupazione mostrata dall’Unione Europea è viva e grave. Proprio gli Stati Uniti hanno sempre utilizzato la ‘questione Gerusalemme’ come carta di scambio importante. Dopo l’annuncio del presidente Trump l’ambasciata USA in Giordania è stata la prima a mettere in stato di allerta il proprio personale e i cittadini americani che si trovano nel Paese.
Difatti, riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, resta uno dei punti ripetuti più volte nella campagna elettorale del presidente della casa Bianca. La questione era in sospeso dal 1995 quando il congresso aveva approvato una legge sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico. Allora il presidente era Bill Clinton. 

 Benjamin Netanyahu ha incitato altri governi a seguire l’esempio americano: << ogni trattato di pace deve includere Gerusalemme come la nostra capitale>>, ha concluso.
Ma, intanto, le piazze della Cisgiordania e Gaza levano unite il grido di protesta. Le strade sono in subbuglio ed è stato indetto lo sciopero generale in tutte le zone palestinesi.  Nella zona della città vecchia di Gerusalemme si sono registrati tafferugli presso la porta di Damasco, nella pacifica Betlemme è ripiombato il clima delle manifestazioni violente ben conosciuto nei decenni passati. In particolare i negozianti cristiani paventano che si possano pregiudicare le feste del Natale. A dargli ragione è stato reso inaccessibile per alcune ore il percorso che divide Gerusalemme da Betlemme.
Da sempre Gerusalemme è considerata la città sacra per il cristianesimo, l’ebraismo e l’Islam. Doveva essere una città internazionale dopo la seconda guerra mondiale, ma in seguito alla prima guerra arabo-israeliana del 1948 e poi quella dei sei giorni dell’1967 e sotto il controllo di Israele che nel 1980 la dichiarata sua capitale.
<< Gerusalemme è già di fatto riconosciuta dal mondo come capitale. Dunque un riconoscimento inutile, che interessa soprattutto all’estrema destra israeliana e naturalmente al mondo arabo, che si sta già infiammando.>> A fare chiarezza è lo scrittore Assaf Gavron, che su La Repubblica esprime il suo disappunto.
Il “New York Times” sostiene che Trump abbia fatto questo gesto per compiacere i alcuni suoi sostenitorie compattare la destra che lo sostiene.
Intanto, ad andare alla conquista del Medio Oriente è Erdogan.
Proprio due giorni fa è volato ad Atene per il primo viaggio di un Capo di Stato turco in Grecia dopo 65 anni. Sono bastate un po’ di telefonate, persino a papà Francesco, per cogliere al volo le differenze fra l’asse che per convenienza di vario tipo che sostiene Trump (Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein, Egitto) e quella che lo avversa (Giordania, Iran, Siria, Iraq, Hezbollah).
<< Il riconoscimento di Gerusalemme capitale da parte di un presidente razzista che ha strizzato l’occhio a gruppi neonazisti era proprio l’ultima cosa che a noi israeliani serviva.>> A parlare è ancora una volta Gavron su La Repubblica. << Trump potrebbe chiedere un prezzo per quel gesto che ora la destra tanto acclama nello stesso discorso in cui ha riconosciuto Gerusalemme ha anche detto che crede nella soluzione dei due stati: potrebbe dunque chiedere compromessi tipo lo smantellamento di alcuni insediamenti. Questo la destra non piacerebbe di certo, all’attuale governo di Israele la pace interessa sempre meno.>>
Gerusalemme è un microcosmo di sofferenza per la popolazione palestinese . Trasferire l’ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme non cambierà di una virgola la situazione sul campo. 
Ad oggi dopo decenni di trattative infruttuose la mossa di Trump è riuscita da sola a unificare tutte le fazioni politiche palestinesi che si sono rivolte in opposizione contro di lui. Difatti Gerusalemme resta il punto cruciale del conflitto israelo-palestinese, incarna un potente simbolo culturale e religioso sia per i palestinesi che per gli israeliani. Non è dato sapere se la questione avrà unrisvolto catastrofico, ma quello che è chiaro è che il processo di pace è morto da tempo.

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