Idee, politica e violenze: tutto ciò che c’è da sapere sul Referendum della Catalogna
Poco dopo le 22,30 di domenica sera Carles Puigdemont, presidente della Catalogna, nella sede della Generalitat ha comunicato che con il 42% di affluenza al voto, il 90% della popolazione catalana si è espressa in favore dell’indipendenza.
Plaça de la Catalunya è esplosa in un boato di gioia, le bandiere hanno iniziato a sventolare e la Catalogna è entrata in festa. Nonostante le violenze e le persecuzioni subite dalla gente nei seggi, il popolo catalano ha espresso la sua idea.
Ma la Spagna? Madrid e il governo di Rajoy, erano d’accordo? Il Referendum è valido? Cosa accadrà adesso? Rispondere a tutto queste domande è difficile, complicato, a tratti – forse – una risposta a questi quesiti neanche ci sta.
IL NO AL REFERENDUM – Il governo di Madrid si è sempre detto contrario al Referendum, e il motivo ha alla base anche dei numeri. Le due leggi con cui il Parlamento catalano ha indetto il Referendum sono illegali perché sono state votate dal Parlamento senza la maggioranza dei due terzi richiesta per la modifica dello Statuto di Autonomia della Catalogna, e perché non hanno ottenuto il parere preventivo del Consell de Garanties Estatutàries – il tribunale costituzionale della Catalogna – che controlla la legalità delle leggi approvate dalla comunità autonoma.
PUIGDEMONT E IL SUO PIANO – Come ogni storia che si rispetti, ognuno tenta di portare l’acqua al proprio mulino. Puigdemont, poco prima di rendere noti i dati sulla votazione, ha accusato lo Stato spagnolo delle violenze compiute dalla polizia, ha fatto un appello all’Unione europea dicendo che “Non può continuare a guardare dall’altra parte” ed ha definito valido, a tutti gli effetti, l’esito del Referendum affermando che “Noi cittadini della Catalogna ci siamo guadagnati il diritto ad avere uno stato indipendente che si costituisca nella forma di una Repubblica».
Il Presidente della Catalogna, inoltre, ha ammesso che sul finire di questa settimana, o al più tardi l’inizio della prossima, il suo governo agirà e si proclamerà indipendente della Spagna.
Tuttavia, il piano di Puigdemont ha molte lacune ed è di difficile attuazione. Come su detto, la Legge sul Referendum non la si può considerare valide, ed era inoltre stata anche sospesa dal Tribunale Costituzionale spagnolo perché considerata contraria alla Costituzione, quindi lo stato spagnolo non considera in alcun modo valido non solo l’esito, ma il Referendum in se per se.
COSA ACCADE ADESSO – Se il Parlamento catalano (che negli ultimi tempi aveva cercato di avviare alcuni negoziati con Madrid) decidesse di seguire quanto sostenuto da Pugdemont, si aprirà per la Spagna una profonda fase di incertezza politica che potrà portare anche alla poltrona di Rajoy. Il governo di Madrid, dal canto suo non si riuscisse a trovare una soluzione in tempi anche piuttosto brevi, potrebbe anche decidere di chiedere al Senato spagnolo di approvare l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, quello che sospende l’autonomia della Catalogna e che permette la sostituzione dei membri del governo locale.
La Spagna non ha alcuna intenzione di concedere l’indipendenza alla Catalogna e a oggi sembra che nessuno stato europeo sia disposto a riconoscere una Catalogna indipendente, nonostante le critiche durissime arrivate ieri a Rajoy per l’azione della Polizia nazionale. I prossimi giorni saranno decisivi, per il futuro della Spagna, della Catalogna e – più in generale – anche dell’Unione Europa, attenta spettatrice alla vicenda.