La festa di Montevergine: al Sannazaro si rinnova la tradizione
“La Festa è uno spettacolo di ‘repertorio’ – evidenzia l’attrice e regista – che ci permette di viaggiare nella nostra tradizione. E’ importante, infatti, riproporre uno spettacolo di repertorio, che come accade nel Regno Unito, in Francia, in America, in Cina, in Giappone, va oltre la semplice ‘ripetizione’ ed ha alla base un processo di revisione, adattamento ed innovazione, con cui si mantengono vive tradizioni artistiche, e si rivitalizzano i contenuti in modo moderno. Riproporre un’opera come ‘Festa di Montevergine’ oggi significa, inevitabilmente, farlo con una visione che si collega al presente.
La Festa di Montevergine rappresenta un’importante espressione di fede, di culto e di inclusione, che ha trovato attraverso i secoli diverse forme di rappresentazione, riuscendo a rinnovarsi ma anche a rimanere fedele alle sue origini.
Un momento di condivisione e di aggregazione per tutta la comunità. Un incrocio di sguardi al femminile e di reciproco riconoscimento. Ma anche un volano di sviluppo economico e turistico per alcuni territori altrimenti a rischio di marginalizzazione.
“Sempre più turisti cercano sensazioni autentiche – continua Sansone – grazie alle quali sentirsi parte di una realtà locale, piuttosto che semplici spettatori passivi di attrazioni turistiche. Qui entra in gioco la ‘dimensione umana’ del turismo, teso alla valorizzazione delle tradizioni, il che è appunto quanto realizza il teatro di Viviani con la sua Festa di Montevergine. Del resto è già apparsa in tutta evidenza, da qualche tempo, la presenza di turisti in sala ben felici di cogliere il più autentico codice identitario di Napoli attraverso la rappresentazione teatrale”.
Un fascino così potente da attrarre a sé non solo il linguaggio teatrale, ma anche altre forme comunicative.
Per esempio, a livello documentaristico, ce ne raccontano la fascinazione, tra gli altri, Simona Pasquale e Cristiano Esposito attraverso il loro documentario Neremadonne.
La Madonna di Montevergine è però Mamma Schiavona, l’unica tra le madonne brune a cui venga riconosciuto esplicitamente l’appellativo di mamma.
Trae la propria energia e la propria potenza del ventre della terra per poi a ascendere al cielo. È una madonna popolare e popolana, particolarmente amata dagli strati più umili della popolazione.
Proprio per questo Viviani, che era un drammaturgo del popolo e che del volgo raccontava moti d’animo, umori e passioni, con una vis comica e ironica, ma anche con un impeto sentimentale e di crudo neorealismo dedica a questa festa e a questo culto un’opera che è sempre attuale e che permette di volgere e focalizzare lo sguardo sul presente.
“Viviani – sottolinea la Sansone – è uno degli autori che ha saputo raccontare Napoli e le sue tradizioni come nessun altro. Attraverso la magia dei suoi testi ritroviamo la nostra memoria, patrimonio prezioso da non perdere, da custodire e da condividere.“
Un’interpretazione per la quale Lara ha vinto il premio Flaviano. Vi raccontiamo il suo afflato devozionale, ma anche anche un frammento della sua vita tra scena e retroscena, spazio pubblico e dimensione privata.
L’INTERVISTA
D. Il premio Flaiano ti conferisce un riconoscimento come miglior attrice per la Festa di Montevergine. Ma è anche un premio a un percorso che ti ha portata a una piena consapevolezza. Il tuo. Ce lo racconti?
R. Io ho avuto il privilegio di cominciare prestissimo a fare l’attrice nella compagnia di mia nonna Luisa Conte . Ero una bambina, perciò sono riuscita a condividere il palcoscenico con alcuni artisti che hanno fatto la storia del teatro. Penso a Nino e Carlo Taranto, a Sergio Bruni, Enzo Cannavale, Peppe e Concetta Barra, Leopoldo Mastelloni, Eros Pagni. Un percorso vario, che ha attraversato tutti i generi teatrali possibili, dal varietà alla prosa classica, alla commedia, alla canzone. Sono cresciuta in teatro ed i ruoli che ho interpretato sono cresciuti con me. Basi solide che mi hanno regalato la sicurezza che contraddistingue chi non ha preso scorciatoie. Ho interpretato testi dei più grandi autori teatrali: Aristofane, Viviani, Scarpetta, G.B.Shaw, Pirandello, Goldoni, Porta, Cechov, Patroni Griffi, Moscato, Bovio, di Giacomo, Basile, solo per citarne alcuni Il Flaiano vinto per un testo di Raffaele Viviani e’ un motivo ulteriore di orgoglio. Un premio alla capacità di portare avanti un segmento di teatro che merita di essere celebrato.
D. La festa di Montevergine celebra una ritualità inclusiva. Nessuno deve essere o sentirsi escluso. Qual è il tuo personale rapporto con la festa e la Madonna Schiavona?
R. Il mio rapporto con Mamma Schiavona parte da lontano. Ho fatto la mia prima comunione proprio nel santuario di Montevergine. Da allora ho un senso di appartenenza con quel luogo mistico. La ritualità inclusiva che lo contraddistingue mi rende felice. E’ tutto quello che sento che dovrebbe essere un luogo sacro, accogliente, per tutti, senza distinzione di generi. La casa di una madre resta aperta sempre, per tutti i figli.
D. Esuberante sullo schermo televisivo e nel Cafè Chantant. Più riservata e timida nella quotidianità. Quanto il teatro ti aiuta a contattare varie parti di te e a conciliare differenti anime?
R. Io sono l’esatto contrario di quello che dovrebbe essere una donna di spettacolo. Non amo esibire nulla della mia vita privata, non sono social, sono sempre stata molto critica nei confronti di me stessa. E’ da poco che accetto alcuni lati del mio carattere, diciamo che in qualche modo ho perdonato le mie fragilità. Le guardo con simpatia. Odio gli eccessi, sono sobria di indole e anche un po’ noiosetta. In palcoscenico divento altro. Mi piace mettermi alla prova con personaggi distanti dal mio modo di essere, proporre ruoli che raccontino con ironia il mondo femminile senza banali stereotipi. Odio quando le donne vengono relegate a ruoli da oche giulive, con tutto il rispetto per le oche che sono animali intelligenti e a tratti feroci.
D. Donna, attrice e imprenditrice teatrale in una città femmina per eccellenza, che è anche un teatro a cielo aperto ma dove, paradossalmente, spesso è difficile fare cultura autentica e in maniera costante e anche essere donna. Come mantieni le varie componenti in equilibrio?
R. Non credo che a Napoli sia difficile essere una donna in carriera. Se hai talento, se hai le idee chiare i risultati arrivano. Nessuno regala niente, questo e’ certo. Ma il rispetto si conquista sul campo. La costanza nel fare cultura dipende da noi. Io personalmente non mi aspetto mai nulla, vado avanti lavorando come un soldato. Un attore che viene dal mio universo affronta il mestiere con rigore militare. Se le soddisfazioni arrivano bene, altrimenti basta aver lavorato con impegno e avere la coscienza a posto. Non ho mai sognato di essere famosa, non è mai stata la mia ambizione. Volevo essere un’attrice e una regista. Creare mondi, sogni, emozioni , perché il teatro nobilita gli animi. Ma una volta chiuso il sipario adoro essere mamma e moglie, di quelle di un tempo… che cucinano ,si prendono cura della famiglia e si concedono il lusso di fare delle meravigliose passeggiate con l’adorato e viziatissimo cagnolino.
LO SPETTACOLO ATTRAVERSO I SUOI PROTAGONISTI
Tre atti con musiche di Raffaele Viviani in scena al Teatro Sannazaro fino a domenica 16 marzo 2025
Regia Lara Sansone
Musiche elaborate da Paolo Rescigno Studio 52
Scene Retroscena Srl
Coreografie Alessandro Di Napoli
Costumi Luisa Gorgi Marchese
Trucco e parrucco Ciro Florio
Disegno luci Luigi Della Monica
Ufficio stampa Roberta D’Agostino
Produzione Tradizione e Turismo – Centro di produzione teatrale – Teatro Sannazaro
Personaggi ed interpreti in ordine di entrata in scena
‘O turrunaro Bruno Fiorente
‘O sanguettaro Lucio Pierri
‘A maesta Lara Sansone
‘O maccarunaro Pino Lamberti
Il frate Gino Curcione
‘O caffettiere Massimo Peluso
‘O cafone Mario Andrisani
‘A cafona Loretta Palo
Una bambina Isabella Di Napoli
Il cieco Francesco Rivieccio
‘O vrennaiuolo Vincenzo Merolla
‘A farenara Stefania Di Nardo
Papele Toni Guido
Santina Claudia Liucci
‘O tiro a tre Francesco Rusciano, Antonio Minichino, Antonio Aversano
Menella Marta Grazioli
‘A nonna Annamaria Colasanto
Il padre Mario Aterrano
‘O zuoppo Toni Guido
Donna Vicenza Ivana Maione
Don Rafele attunaro Gennaro Di Biase
‘O ciucciaro Arduino Speranza
Il mendicante Mario Aterrano
La cantante Claudia Liucci
Don Antonio ‘o rilurgiaro Pino Lamberti
Pappone Massimo Peluso
Crapariello Francesco Rivieccio
Graziella Marta Grazioli
Alfunsino ‘o stalliere Antonio Aversano
Carluccio ‘o lavacarrozze Alessandro Di Napoli
‘A tabaccara Rosaria Russo
L’acquaiola Annamaria Colasanto
Matalena Loretta Palo
Il bandista Arduino Speranza
Il declamatore Gino Curcione
‘O cantatore Mario Aterrano
Il primo beccaio Toni Guido
Il secondo beccaio Mario Andrisani
Sciurella Loretta Palo
Ova ‘e papera Savio De Martino
Il coro dei fedeli: Toni Guido, Loretta Palo, Annamaria Colasanto, Savio De Martino, Claudia Liucci, Greta Gallo, Alessandro Di Napoli, Mario Aterrano, Mario Andrisani, Francesco Rivieccio, Christopher Vanorio, Gabriel Vanorio, Clarissa Di Napoli, Michela Conte, Conny Loffredo
La voce solista: Marisa Portolano