Dopo 20 anni termina la missione Cassini su Saturno
Il 15 settembre è prevista la fine della spedizione scientifica NASA-ESA su Saturno: dal clima delle sue lune ai laghi di metano, ecco cosa ci ha permesso di scoprire.
Il 15 settembre 2017, dopo poco meno di 20 anni, termina la missione Cassini-Huygens. L’agenzia spaziale statunitense è convinta di aver portato a casa un bel passo avanti nella comprensione dei mondi su cui potrebbe esistere la vita e la scoperta della grande somiglianza tra Titano e la Terra per clima e geologia. Cassini-Huygens ha fornito inoltre una visione dei processi fisici alla base dello sviluppo dei sistemi solari e costretto gli scienziati a rivedere le proprie idee, ha offerto la possibilità di osservare il clima e i cambiamenti stagionali di Saturno, ha permesso un modo innovativo di utilizzare le navicelle spaziali e i loro strumenti. Senza dimenticare la visione nitida della bellezza di Saturno e delle sue lune, della complessità dei suoi anelli e dei processi che vi si svolgono.
Iniziata il 15 ottobre 1997 con il lancio da Cape Canaveral, la fine della missione Cassini-Huygens è prevista per il 15 settembre 2017 alle nostre ore 13:55, con la disintegrazione della sonda nell’atmosfera di Saturno. Durante questo lungo volo ininterrotto guidato da Terra, la missione ha raccolto inoltre una serie di informazioni su aspetti specifici del pianeta e di alcune delle sue lune: i fiumi e i laghi di metano presenti sulla superficie di Titano; la scoperta di numerose nuove lune; i getti di particelle ghiacciate provenienti dal polo sud di Encelado (altro satellite) e la presenza di un grande oceano nascosto sotto la sua crosta ghiacciata in una condizione che potrebbe permettere lo sviluppo di forme viventi; l’esistenza di gigantesche onde di sassi negli anelli e la variabilità della grandezza delle pietre che li compongono (da pulviscolo a rocce grandi come montagne); le colossali tempeste sulla superficie di Saturno con venti che soffiano ad oltre 500 km/h e fulmini mille volte più potenti di quelli terrestri; l’esistenza di una corrente di forma perfettamente esagonale nel polo nord di Saturno.
A mettere insieme queste preziose informazioni è stata la sonda formata dal modulo orbitante della NASA, denominato Cassini in onore dell’astronomo italiano Giandomenico Cassini, scopritore di quattro lune di Saturno e della scissione tra i due anelli A e B, nota con il nome di Divisione di Cassini, e dal modulo di atterraggio, realizzato dall’agenzia spaziale europea ESA. Denominato Huygens dal nome dello scienziato Christiaan Huygens che scoprì Titano nel 1655, il suo atterraggio sulla più grande luna di Saturno è avvenuto il 14 gennaio del 2006 dopo una discesa durante la quale sono state misurate la temperatura delle nubi, la composizione chimica delle particelle di polvere, la velocità e la direzione dei venti. Dopo l’atterraggio il modulo ha iniziato una seconda fase di misurazioni interrotta definitivamente dopo novanta minuti per esaurimento dell’energia. Da ricordare, a sollecitare il nostro orgoglio nazionale, il fatto che a trasmettere questi dati è stata l’antenna parabolica di 4 metri di diametro costruita dall’agenzia spaziale italiana ASI.
L’arrivo nell’orbita di Saturno è avvenuto nel 2004 e la durata della missione, prevista inizialmente fino al 2008, è stata prolungata fino all’ottobre del 2010 con il nome di Cassini Equinox, poi fino a maggio del 2017 (Cassini Solstice), infine è stato aggiunto dalla NASA il cosiddetto “Grand Final” fino al 15 settembre 2017. Iniziato il 26 aprile, il grande finale che, come in un lungo fuoco d’artificio conclusivo, prevede 22 orbite di Cassini con relativo passaggio nello spazio compreso tra gli anelli più interni e la superficie del pianeta ad una distanza di circa 2000 km da Saturno. Durante le ultime orbite, è prevista la raccolta in volo dei gas dell’atmosfera di Saturno e la loro analisi chimica. L’ultima orbita del 15 settembre prevede che la sonda venga indirizzata verso il pianeta, immergendosi sempre più nell’atmosfera fino alla sua totale disintegrazione, in un’esplosione finale che segnerà la fine della missione.