20 anni dalla morte di De Andrè
Venerdì 11 gennaio ricorre l’anniversario dalla morte di Fabrizio De André, che il 18 febbraio avrebbe compiuto 79 anni.
La sua arte ha attraversato generazioni e continua vivere. Resta la grande lezione di Fabrizio De Andrè, un intellettuale dotato di una voce straordinaria che si è votato alla musica dopo il successo ottenuto da Mina con “La canzone di Marinella”.
Meglio di qualsiasi ragionamento è l’ultimo album della carriera di De André, “Anime salve”, scritto con Ivano Fossati e pubblicato nel 1996. Il testo è dichiaratamente ispirato al “Gabbiere” di Alvaro Mutis e lo stesso De André sentì il bisogno di fornirne un’interpretazione: “E’ una specie di riassunto dell’album stesso: è una preghiera, una sorta di invocazione… un’invocazione ad un’entità parentale, come se fosse una mamma, un papà molto più grandi, molto più potenti. Noi di solito identifichiamo queste entità parentali, immaginate così potentissime come una divinità; le chiamiamo Dio, le chiamiamo Signore, la Madonna. In questo caso l’invocazione è perché si accorgano di tutti i torti che hanno subito le minoranze da parte delle maggioranze. Le maggioranze hanno la cattiva abitudine di guardarsi alle spalle e di contarsi… dire ‘Siamo 600 milioni, un miliardo e 200 milioni…’ e, approfittando del fatto di essere così numerose, pensano di poter essere in grado, di avere il diritto, soprattutto, di vessare, di umiliare le minoranze”.