Appuntamento a Londra: in scena versioni multiple della stessa realtà
Appuntamento a Londra di Mario Vargas Llosa è interpretato da Lucia Lavia e Luigi Tabita per la regia di Carlo Sciaccaluga ed è una produzione del Teatro Stabile di Catania.
E’ in programma al Sannazaro fino a stasera domenica 10 novembre alle 18:00.
Il cartellone del teatro Sannazaro – diretto da Lara Sansone – conferma di essere frutto di una selezione di opere di grande qualità, in grado di far riflettere lo spettatore e di trasportarlo in svariati ambiti dai senso e significato, alternando differenti registri stilistici.
Appuntamento a Londra è un un’opera surreale e per molti versi allucinatoria, che pone al centro della messa in scena una riflessione sulla natura delle relazioni umane e sulla loro forza – talvolta distruttiva – che si tratti di amore o di amicizia.
Disseziona in maniera chirurgica il concetto di identità legato al concetto di una verità soggettiva contrapposto a una dimensione oggettiva.
Maddalena è la sorella di Nino. Raggiunge Luca, un amico di adolescenza del fratello, all’hotel Savoy.
Luca, che nel frattempo è diventato un faccendiere dell’alta finanza, non si ricorda, però, dell’esistenza di questa sedicente sorella, che non ha mai visto nella piccola casa di via Oberdan dell’amico.
Quindi è dubbioso sin dall’inizio circa la sua reale identità.
Invece, Maddy rivela di averlo spiato molto spesso e di conoscerlo bene ma che il fratello non le ha mai permesso di palesarsi.
Attraverso un’intricata serie di rimandi, di allusioni, di intonazioni caricate e costruite ad arte si intuirà la verità… Ma lo è davvero?
Infatti, quella che sembra essere una verità finalmente svelata sarà di volta in volta smentita, fino a un sorprendente finale che però non è affatto risolutivo e lascia lo spettatore avvolto in spire di dubbi e di congetture.
Lo spettacolo si dipana attraverso l’incastro di numerose storie che raccontano l’andamento della vicenda da diverse prospettive, ma anche apre la porta anche a realtà parallele nutrite dall’illusione di ciò che poteva essere e non è stato . Sulla scena si alternano freneticamente differenti versioni della presunta realtà oggettiva, riflesso di rimpianti, di desideri repressi, di ossessioni che si tenta di eradicare fino alle estreme conseguenze e di sensi di colpa che opprimono mente e cuore.
Non si arriva mai a una verità assoluta, forse perchè essa non esiste, ma dipende dalla relazione con l’altro da sé che diventa testimone della vita del soggetto narrante.
La scena si apre con il protagonista che è nascosto da una zanzariera, un velo che circonda il letto. È metaforicamente una cortina che cela la sua vera identità, in un disperato alternarsi tra verità oggettiva e soggettiva.
Luca indossa una maschera, un’identità che trasmuta continuamente.
Esce continuamente fuori dalla sua pelle e dal suo corpo per incarnare di volta in volta una nuova versione di sè stesso.
Parallelamente l’arrivo di Maddalena è annunciato da un ticchettio che potrebbe essere un bussare alla porta, un rumore di passi o il battito fuorioso di un cuore.
Anche lei subisce ua metamorfosi, in un crescendo di apparenti rivelazioni che altro non sono se non un nascondimento della sua reale identità.
Gli attori sono molto intensi e convincenti nell’incarnare e nel dar luogo a una rappresentazione serrata e inquietante, in cui non c’è spazio per il lieto fine e dove l’ossesione reciproca trasforma la relazione in una sequela di scene che si ripetono in loop, fino ad assumere il ritmo e i toni di una pantomima, costruita ad arte e abitata da marionette.
Forse l’unico momento di verità autentica è quando, in un dialogo che si trasforma in un monologo, i due sono sinceri e rivelano all’altro, ma soprattutto a sè stessi, la loro verità soggettiva.
Lo fanno in una sorta di dimensione sospesa del tempo, in cui l’altro è apparentemente presente ma in realtà è imbambolato.
Solo così loro riescono a raccontare un frammento del loro reale punto di vista, fatto di bisogno di amore, lealtà e fedeltà a sè stessi, ma anche rispetto per l’altro da sè, quale che sia la sua specifica condizione esistenziale: donna, uomo, povero, ricco o migrante giunto in un porto di un punto qualsiasi del mondo.
Niente è come sembra: anche quello che pare essere un letto rivela di essere uno specchio che fa luce sulla verità dei fatti, che cambiano continuamente forma e sostanza, ma anche una gabbia, un invalicabile muro divisorio, una frattura che sancisce un’insanabile incomunicabilità, una bara dove vengono occultati indicibili sentimenti e feroci pulsioni, nati da una versione di sè stessi da ripudiare, perchè considerata ” indecente, sudicia e sbagliata”.
È uno spettacolo avvincente e coinvolgente, a tratti disturbante, che diviene anche vibrante denuncia sociale, da non perdere.